INDICE
Elenco degli Accademici p. III
Consiglio Accademico p. XI
Verbali delle adunanze pubbliche p. XIII
COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE
A. Russo, Le lastre dipinte di Cerveteri: storia di un recupero p. 3
G. Baldini, E. Sorge, Antiche novità da Volterra p. 21
I. E. Sorge, Archivi e depositi: una risorsa per la programmazione urbanistica e per la ricerca. Il progetto Carta Archeologica della Città di Volterra p. 22
II. G. Baldini, La Carta Archeologica della Città di Volterra: un’ opportunità (e uno strumento) per la definizione della poleogenesi volterrana p. 30
III. E. Sorge, Qualche novità sulla Volterra ellenistica e romana p. 52
M.G. Lauro, L’ara dell’incendio neroniano: osservazioni a margine del restauro p. 67
G. Castiglia, La cristianizzazione di Adulis (Eritrea) e del regno Aksumita. Nuovi dati dal Corno d’Africa d’età tardo antica p. 91
M. Barbera, M. David, F.R. Stasolla, Ostia. Scavare, conservare e valorizzare una città antica p. 129
I. M. Barbera, Ostia. Nuove ricerche e prospettive future p. 130
II. M. David, F.R. Stasolla, Scavare Ostia. Strutturazione e destrutturazione di un settore urbano p. 138
II.1 M. David, Sviluppo, trasformazione e degrado del suburbio marittimo di Ostia p. 141
II.2 F.R. Stasolla, Il quartiere fuori Porta Marina dopo il Mille p. 153
M. Sannibale, Il crescente lunare con dedica etrusca a Tiur già collezione Borgia p. 169
C. Parigi, Un nuovo progetto di ricerca sulle sculture antiche e pseudo-antiche della collezione estense a Modena p. 209
G. Capriotti Vittozzi, A. Angelini, A. Iacoviello, Dall’Egitto sulla via dell’Oriente: le campagne di scavo a Tell el-Maskhuta lungo lo Wadi Tumilat p. 227
I. G. Capriotti Vittozzi, Il sito di Tell el-Maskhuta p. 229
II. A. Angelini, Le attività di rilevamento dell’area archeologica p. 232
III. A. Iacoviello, Le strutture architettoniche scavate e i ritrovamenti p. 235
IV. G. Capriotti Vittozzi, Il grande muro a nord p. 242
G. Ceraudo, Considerazioni topografiche a margine della scoperta del cosiddetto Cesare di Aquinum: la fortuna è nel metodo p. 249
A. Cerrito, J. Yamada, Scoperta di nuove pitture nell’oratorio paleocristiano sotto l’Ospedale dell’Angelo (complesso ospedaliero S. Giovanni-Addolorata, Roma) p. 275
M.E. Micheli, Le antichità greche di Carolina di Brunswick p. 323
L. Speciale, YΠΟΘΕΣΙΣ ΚANОΝОΣ. Il ciclo evangelico del Codex Purpureus di Rossano: un’ipotesi di ricostruzione p. 377
COMMEMORAZIONI
F.R. Stasolla, Letizia Ermini Pani (1931-2018) p. 435
G. Brizzi, Angela Donati (1942-2018) p. 441
M. Mayer i Olivé, Noël Duval (1929-2018) p. 445
LE LASTRE DIPINTE DI CERVETERI:
STORIA DI UN RECUPERO
DI
ALFONSINA RUSSO
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Anche alla luce delle nuove conoscenze dovute al recente rientro in Italia di materiale
sequestrato a Ginevra e di numerosi frammenti già conservati presso la Ny Carlsberg
Glyptothek, l’articolo affronta lo studio comparativo delle lastre in terracotta dipinte
provenienti dall’antica Caere: una classe di reperti la cui interpretazione è resa difficoltosa
dal fatto che la maggior parte di essi sono privi dei contesti di scavo, il che
ha portato in alcuni casi a classificarli come falsi. Il lavoro di revisione e di ordinamento
dei frammenti rientrati in Italia, tuttora in corso, ha permesso di collegare
alcuni di essi con altri provenienti da contesti noti; a questo fine sono state avviate
anche nuove ricerche sul campo, per poter meglio contestualizzare i reperti. Tra i
frammenti sequestrati a Ginevra, la cui frammentarietà fa ipotizzare una provenienza
da abitato, sono state individuate diverse serie, coerenti per decorazione e per tematica:
particolarmente rilevante è un ciclo con le fatiche di Ercole, databile nell’ultimo
quarto del VI sec. a.C., che si pone dunque tra le più antiche rappresentazioni del
mito, ben prima della sua “canonizzazione” nel tempio di Zeus ad Olimpia.
Parole chiave: lastre dipinte, pittura etrusca.
The paper deals with a comparative study of the Etruscan painted terracotta slabs from Caere,
also in the light of the new evidence due to the materials confiscated in Geneva and of numerous
fragments formerly at the Ny Carlsberg Glyptothek which have recently come back to Italy. This
kind of slabs are a class of archaeological finds of difficult interpretation, as for most of them
the excavation details are unknown, so that in some cases they have been classified as forgeries.
The revision and arrangement of the fragments from Geneva, which is still ongoing, allows to
relate some of them to known situations; to this end a new research on the field was started in
order to put the finds in a better context. Among the fragments confiscated in Geneva, which
are finely broken, suggesting that they may come from residential areas, several series have been
identified, by coherence of decoration and representation subject. Of particular relevance is a series
with Hercules’ labours, which can be dated in the last quarter of the VI century B.C., so that it
could be one of the most ancient representations of that myth, much older than its “canonization”
in the temple of Zeus at Olympia.
Keywords: painted terracotta slabs, Hercules' labour.
ANTICHE NOVITÀ DA VOLTERRA
DI
GIACOMO BALDINI
ELENA SORGE
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Uno dei grandi temi dell’archeologia contemporanea interessa lo studio delle città,
della formazione dei depositi e delle vicende che hanno costituito lo spazio urbano.
Tuttavia la continuità di vita, in molti casi dall’antichità fino ai giorni nostri, complica
la lettura e l’interpretazione delle testimonianze. In questo senso, Volterra è un caso
emblematico. Fin dal tardo Medioevo, infatti, la città e i territori limitrofi hanno
restituito manufatti del passato; soprattutto tra Settecento e Ottocento le necropoli
volterrane sono state oggetto di scavi ininterrotti, che hanno definito l’immagine
della Volterra etrusca e romana. Poche, tuttavia, erano le testimonianze di abitato.
Le azioni di archeologia preventiva imposte dal nuovo codice degli appalti hanno
permesso di indagare con maggiore attenzione anche la stratificazione urbana, portando
nuovi, importanti contributi. Per questo, per sistematizzare i dati dei vecchi
scavi e per mettere in relazione i nuovi ritrovamenti, grazie all’interessamento del
Comune di Volterra e al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di
Volterra, è stato avviato il progetto Carta Archeologica della Città di Volterra, che, una
volta terminato, sarà uno strumento utile non solo per la ricostruzione diacronica del
tessuto della città ma anche, e soprattutto, per la progettazione di tipo urbanistico.
Parole chiave: Volterra, carta archeologica, Villanoviano, capanna, Orientalizzante,
anfiteatro, acropoli, urbanistica, poleogenesi.
One of the main research themes in archeology concerns the study of cities, the investigation of
formation processes of the archaeological record and the analysis of urban phenomena and patterns.
However, the long-term human habitation, from Antiquity to the Present day, complicates
the reading and the interpretation of data belonging to the settlement’s development; the case of
Volterra, in this sense, is emblematic. In fact, if since the late Middle Ages, both, the city and the
rural land have returned countless material evidences of the ancient history of this city because,
especially between the XVIII and XIX cent., Etruscan and Roman necropolises that surround
the hill of Volterra have been the subject of incessant excavation activities, nevertheless, few were
the archaeological records concerning the urban area.
The operative investigation protocol established by the recent legislation on Preventive Archeology
in Italy allowed to investigate urban stratification even more carefully, collecting new relevant
archaeological evidences. For this reason, in order to systematize the data of the old excavations
and to possibly relate them to the new discoveries, thanks to the concern of the local Municipality
and the financing of the Fondazione Cassa di Risparmio, the Archaeological Map project of the
City of Volterra was undertaken, with the purpose of bringing together safeguarding needs with
those of research and development.
Keywords: Volterra, Archaeological Map project, Villanovan, shack, Orientalizing, Amphitheater,
acropolis, urbanism, poleogenesis.
L’ARA DELL’INCENDIO NERONIANO
OSSERVAZIONI A MARGINE DEL RESTAURO
DI
MARIA GIUSEPPINA LAURO
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L’Ara dell’incendio neroniano, uno dei pochi monumenti del Quirinale antico ancora
in luce, riveste, per le sue caratteristiche, una notevole importanza sia sotto il profilo
archeologico che topografico ed urbanistico generale. Il complesso monumentale, rinvenuto
alla fine dell’800 nel corso della costruzione di Palazzo Sant’Andrea, consiste
in un altare e in un’ampia area lastricata segnata da cippi, alla quale si accedeva
attraverso una scala collegata alla viabilità dell’Alta Semita.
Un’iscrizione, ora scomparsa, rinvenuta nel corso del ‘600 presso la chiesa di Sant’Andrea,
ha permesso di individuare il monumento come uno degli altari eretti dall’imperatore
Domiziano ai limiti dell’area urbana interessata dal grande incendio che
devastò Roma al tempo di Nerone. Tali altari sono stati edificati principalmente
allo scopo di essere luogo di preghiera e offerta di sacrifici a Vulcano in occasione
delle feste dei Volcanalia (23 agosto), la cui celebrazione era rivolta ad allontanare
il pericolo degli incendi. La comunicazione verte sul riesame del monumento alla
luce dei nuovi accertamenti archeologici condotti parallelamente ai lavori di recupero
generale dell’aerea ed al restauro del complesso con la presentazione delle opere di
musealizzazione.
Parole chiave: Nerone, Domiziano, grande incendio di Roma, Ara incendii Neroniani,
monumenti romani, altari romani, Alta Semita.
The Ara incendii Neroniani, one of the few monuments of the ancient Quirinale still visible,
has, for its characteristics, a remarkable importance both under the archaeological and urban-topographic
general profile. The monumental complex, found at the end of the XIX century during
the construction of Palazzo Sant’Andrea, consists in monumental altars and a large paved area
marked by cippi, which area was accessed via a staircase connected to the Alta Semita viability.
An inscription, nowadays disappeared, found during the XVII century in Sant’Andrea church,
made it possible to identify the Ara as one of the altars erected by the emperor Domitian after the
great fire that devastated Rome in the time of Nero. These altars were built, mainly, in order to
be a place of prayer and sacrificial offerings to Vulcan during the Volcanalia celebrations (August
23), aimed at warding off the danger of fires. The ultimate aim of the essay is to illustrate the
new archaeological excavations carried out during the lasts area restoration works, in parallel
with the general presentation of the museum works.
Keywords: Nero, Domitian, Great Fire of Rome, Ara incendii Neroniani, Roman monuments,
Roman altars, Alta Semita.
LA CRISTIANIZZAZIONE DI ADULIS (ERITREA)
E DEL REGNO AKSUMITA. NUOVI DATI DAL
CORNO D’AFRICA D’ETÁ TARDO ANTICA
DI
GABRIELE CASTIGLIA
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A partire dal 2017 il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana (PIAC) è attivamente
coinvolto nella missione archeologica di Adulis (Eritrea), con l’incarico di scavare e
studiare i monumenti cristiani della città (coordinamento del Ce.R.D.O. – Centro
Ricerche sul Deserto Orientale). Adulis, nota dalle fonti sin dal I secolo d.C., fu il
principale centro portuale dell’Impero Aksumita (esteso tra Etiopia, Eritrea, Sudan
e Yemen tra il I e il VII secolo d.C.), garantendo importanti rotte commerciali, con
un ruolo di ‘cerniera’ tra Mediterraneo e Oceano Indiano, attraverso la dorsale del
Mar Rosso. Le recenti ricerche in corso stanno riportando alla luce straordinarie
testimonianze materiali del cristianesimo di età tardo antica, con almeno tre grandi
chiese datate tra la fine del V e il pieno VI secolo, in un’area che vide lo sviluppo
del culto cristiano almeno a partire dal IV secolo, anche grazie alla diretta influenza
dell’area egiziana. La topografia cristiana di Adulis e quella degli altri centri urbani
Aksumiti costituiscono una testimonianza peculiare della diffusione del Cristianesimo
in zone sino ad ora poco indagate, che si impose quale ricettacolo di plurime
influenze culturali.
Parole chiave: Corno d’Africa, regno Aksumita, Adulis, cristianizzazione, topografia
cristiana.
Since 2017, the Pontifical Institute of Christian Archaeology (PIAC) is actively involved in the
archaeological mission in Adulis (present day Eritrea), appointed to the excavation and study of
its Early Christian monuments, under the coordination of Ce.R.D.O. (Centre for Researches on
the Eastern Desert). Adulis, known from written sources since the 1st century AD, was the main
port of the Aksumite Kingdom (widespread in the actual Eritrea, Ethiopia, Sudan, Yemen and
part of Saudi Arabia) and it guarantees important commercial routes between the Mediterranean
and the Indian Ocean, via the Red Sea. Recent researches are taking back to light extraordinary
material traces of Early Christianity within the town, with at least three great churches, dated
between the late 5th and the full 6th century AD, in an area where the “new” religion started
to develop at least since the 4th century, also thanks to the Egyptian influence. The Christian
topography of Adulis and of the other Aksumite town represent a peculiar proof of the diffusion
of Christianity in a so far only poorly investigated area for this topic.
Keywords: Horn of Africa; Aksumite Kingdom; Adulis, early christianity; christian topography.
OSTIA.
SCAVARE, CONSERVARE E VALORIZZARE
UNA CITTÀ ANTICA
DI
MARIAROSARIA BARBERA
MASSIMILIANO DAVID
FRANCESCA ROMANA STASOLLA
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Il contributo è introdotto da Mariarosaria Barbera, che illustra l’insieme delle attività
di tutela e valorizzazione oltre che di coordinamento della ricerca a vantaggio di Ostia
e Portus, rese possibili anche grazie all’istituzione recente del Parco Archeologico. Di
seguito si sviluppano i temi di storia urbana suscitati dalle indagini del Progetto Ostia
Marina, missione archeologica dell’Università di Bologna operativa a Ostia antica a
partire dal 2007. Nella prima sezione, a cura di Massimiliano David, si punta l’interesse
sulla vicenda insediativa, come è ricavabile dalla lettura del deposito archeologico
documentato dagli scavi svolti nel suburbio marittimo della città tiberina. Il quartiere
fuori porta Marina assunse infatti il ruolo, per iniziativa diretta dell’imperatore Adriano,
di vero e proprio polo del benessere termale e talassoterapico e divenne lo scenario
in cui venne ambientato l’Octavius di Minucio Felice. Un vero e proprio cedimento
strutturale di questo assetto funzionale si riscontra circa centocinquant’anni dopo, in
epoca teodosiana. La seconda sezione, a cura di Francesca Romana Stasolla, discute
le modalità di sfruttamento economico della città morta a partire dal Mille. In un
paesaggio di ruderi venivano allora aperti cantieri mirati a ricavare marmi e opere
d’arte per l’industria edilizia e il mercato antiquario.
Parole chiave: Ostia antica, tutela del patrimonio archeologico, Parco archeologico di
Ostia antica, termalismo, mitraismo, Progetto Ostia Marina, medioevo, storia urbana.
The paper, introduced by Mariarosaria Barbera, aims to present the set of activities of protection
and enhancement of the historical heritage promoted by the Archaeological Park of ancient Ostia,
an institution also engaged in the delicate task of coordinating international scientific research.
The next part deepens the themes of urban history inspired by the investigations of the Ostia
Marina Project, archaeological mission of the University of Bologna working in ancient Ostia
since 2007. The first section, by Massimiliano David, focuses on the settlement, on the base of
the archaeological deposit documented by the excavations carried out in the area of the maritime
district of the city. During the second century C.E. this suburban area assumed the role, by direct
initiative of the emperor Hadrian, of a centre of thermal wellness and became the setting of the
Minucius Felix’s “Octavius”. A structural failure of this functional arrangement has to be found
about one hundred and fifty years later, in the Theodosian era. The second section, by Francesca
Romana Stasolla, discusses the methods of economic exploitation of the dead city since the Eleventh
century. In a desolate landscape of ruins, well-organized workplaces were opened to obtain marbles
and works of art for the antiquarian market.
Keywords: ancient Ostia, preservation of archaeological heritage, archaeological Park of Ostia,
thermalism, Mithraism, Ostia Marina Project, middle ages, urban history.
IL CRESCENTE LUNARE CON DEDICA ETRUSCA
A TIUR GIÀ COLLEZIONE BORGIA
DI
MAURIZIO SANNIBALE
SOCIO EFFETTIVO
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Il crescente lunare in bronzo con dedica etrusca alla divinità lunare Tiur è un singolare
documento epigrafico associato a Città della Pieve in virtù della sua lunga
storia collezionistica, che lo vede al centro delle attenzioni di esponenti del mondo
dell’antiquaria e dell’archeologia a partire dai primissimi anni dell’Ottocento. Rinvenuto
a metà strada tra Cetona e Chiusi, il crescente iscritto fu acquistato da Filippo
Becchetti, vescovo di Città della Pieve, che subito dopo ne fece dono al cardinale
Stefano Borgia; l’omaggio andrà così ad arricchire la raccolta enciclopedica del porporato
al crepuscolo della sua esistenza, rappresentando un episodio a margine del
collezionismo settecentesco. Il bronzo perverrà nelle collezioni vaticane solo nel 1925,
dopo che si era persa addirittura memoria della sua ubicazione. Oltre che nell’ottica
della storia degli studi, il monumento viene ora riconsiderato partendo dai nuovi dati
emersi dall’esame diretto e dai riscontri sui documenti di archivio, che illuminano
anche sul contesto di provenienza, alla luce delle recenti acquisizioni sulla religione
etrusca e sulle pratiche cultuali. Il crescente, riferibile a un santuario, si conferma
come una straordinaria testimonianza per l’epoca arcaica sui culti astrali in Etruria
e sui loro collegamenti con quelli ctoni e delle acque. Viene inoltre chiarito il suo
rapporto con l’obelisco di Città della Pieve, al quale era stato messo in qualche
modo in relazione, con cenni sul tema della recezione in Etruria di questa classe
monumentale.
Parole chiave: Stefano Borgia, Città della Pieve, Museo Gregoriano Etrusco, epigrafia
etrusca, religione etrusca, Tiur, Catha, crescente lunare, obelisco, archeologia del
Mediterraneo antico.
The bronze crescent moon with Etruscan dedication to the lunar deity Tiur is a remarkable epigraphic
document associated with Città della Pieve by virtue of its long collecting history, which
sees it at the center of attention of exponents of the antiquarian and archeology world starting
from the very early nineteenth century. Found halfway between Cetona and Chiusi, the inscribed
crescent was purchased by Filippo Becchetti, bishop of Città della Pieve, who soon after donated
it to cardinal Stefano Borgia; this gift, which thus will enrich the encyclopedic collection of the
cardinal at the twilight of his existence, represents an episode on the margins of eighteenth-century
collecting. The bronze will only come into the Vatican collections in 1925, after it had even lost the
memory of its location. In addition to the perspective of the history of the studies, the monument
is now reconsidered starting from the new data emerged from the close examination and from the
information supplied by archival documents, which also allow us to clarify the provenance context,
in the light of recent acquisitions on the Etruscan religion and cult practices. The crescent, referable
to a sanctuary, is confirmed as an extraordinary testimony for the archaic age on the astral cults
in Etruria and on their connections with the chthonic and water ones. His relationship with the
obelisk of Città della Pieve is also clarified, to which it has been related somehow, with notes on
the subject of the reception in Etruria of this monumental class.
Keywords: Stefano Borgia, Città della Pieve, Gregorian Etruscan Museum, Etruscan epigraphy,
Etruscan religion, Tiur, Catha, crescent moon, obelisk, ancient Mediterranean archaeology.
UN NUOVO PROGETTO DI RICERCA SULLE
SCULTURE ANTICHE E PSEUDO-ANTICHE DELLA
COLLEZIONE ESTENSE A MODENA
DI
CATERINA PARIGI
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La collezione estense rappresenta una delle più importanti collezioni di antichità
raccolte fra il XV e il XVIII secolo dai duchi di Modena e Ferrara. Nonostante numerose
dispersioni di oggetti avvenute in varie epoche, il nucleo principale di sculture
antiche e pseudo-antiche giunto fino a noi è oggi conservato nelle Gallerie Estensi
di Modena e nel Palazzo Ducale di Sassuolo. Attraverso la presentazione di alcuni
degli oggetti della collezione, il contributo si prefigge lo scopo di mostrare ipotesi
preliminari di lavoro e problemi del progetto attualmente in corso che il Forschungsarchiv
für Antike Plastik dell’Università di Colonia sta svolgendo in collaborazione
con le Gallerie Estensi. Il progetto prevede la realizzazione di una documentazione
fotografica sistematica e lo studio e la pubblicazione di queste sculture.
Parole chiave: Collezione, Este, Forschungsarchiv für Antike Plastik, Gallerie Estensi,
Modena, Sassuolo, scultura.
Die Sammlung Este ist eine der wichtigsten Kunstsammlungen, die zwischen dem 15. und dem
18. Jahrhundert von den Herzögen von Ferrara und Modena zusammengestellt wurde. Trotz
der Verluste und Verkäufe der unterschiedlichen Epochen ist die Hauptgruppe der antiken und
nachantiken Skulpturen in den Gallerie Estensi in Modena und im Palazzo Ducale in Sassuolo
aufbewahrt. Durch die Vorstellung einiger Stücke der Sammlung, möchte der Aufsatz die vorläufigen
Arbeitshypothesen und die Probleme des Projektes vorstellen. Das Projekt wird gerade
vom Forschungsarchiv für Antike Plastik der Universität zu Köln in Zusammenarbeit mit den
Gallerie Estensi durchgeführt. Ziel ist es, eine systematische fotografische Dokumentation und die
wissenschaftliche Bearbeitung und Publikation der Skulpturen zu schaffen.
Schlüsselwörter: Este, Forschungsarchiv für Antike Plastik, Gallerie Estensi, Modena, Sammlung,
Sassuolo, Skulptur.
DALL’EGITTO SULLA VIA DELL’ORIENTE:
LE CAMPAGNE DI SCAVO A TELL EL-MASKHUTA
LUNGO LO WADI TUMILAT
DI
GIUSEPPINA CAPRIOTTI VITTOZZI
ANDREA ANGELINI
ANNALINDA IACOVIELLO
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Tell el-Maskhuta è un sito chiave nel Delta orientale egiziano, situato lungo lo Wadi
Tumilat e lungo una delle più antiche vie di comunicazione con l’Oriente. Sebbene
il sito sia stato indagato a più riprese in passato, ci sono ancora incertezze relativamente
alla sua cronologia ed alla sua struttura più imponente, una grossa fortezza
rettangolare, con una ulteriore divisione interna. Per questo motivo, e considerando
la sua importanza strategica, la Missione Egittologica Multidisciplinare del CNR,
guidata da G. Capriotti Vittozzi, ha intrapreso nuove indagini archeologiche a Tell
el-Maskhuta a partire dal 2015. Avvalendosi di moderne teconologie di ricerca non
distruttive e, poi, dell’attività di scavo archeologico, la MEM è riuscita ad ottenere
dati aggiuntivi sulla topografia del sito e su strutture non in luce e, in alcuni casi,
mai documentate.
Parole chiave: Wadi Tumilat, Delta orientale egiziano, Tjeku, Canale dei faraoni,
Fortezza.
Tell el-Maskhuta is a key site in the eastern Egyptian Delta, located along the Wadi Tumilat,
which is one of the oldest communication routes with the East. Although the site has been investigated
several times in the past, there are still uncertainties regarding its chronology and its most
imposing structure, a large rectangular fortress, with a further internal division. Considering its
strategic importance, the CNR’s Multidisciplinary Egyptological Mission, led by G. Capriotti
Vittozzi, has been carrying out new archaeological investigations at Tell el-Maskhuta since 2015.
Making use of modern non-destructive research technologies and archaeological excavations, the
MEM has succeeded in obtaining additional data on the topography of the site and archaeological
remains never documented.
Keywords: Wadi Tumilat, Egyptian Eastern Delta, Tjeku, Pharaoh’s Canal, Fortress.
CONSIDERAZIONI TOPOGRAFICHE A MARGINE DELLA
SCOPERTA DEL COSIDDETTO CESARE DI AQUINUM:
LA FORTUNA È NEL METODO
DI
GIUSEPPE CERAUDO
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Grazie alle regolari campagne di scavo effettuate a partire dal 2009, il sito della colonia
triumvirale di Aquinum è ormai un’importante realtà nel panorama archeologico
italiano. Le monumentali terme portate alla luce in questi ultimi dieci anni stanno
fornendo un tassello fondamentale per la conoscenza della città romana.
Tutto questo ha determinato per Aquinum interesse e curiosità, non solo tra gli addetti
ai lavori. Infatti, una serie di ritrovamenti, quali pavimenti musivi, colonne, iscrizioni,
hanno consentito all’area archeologica di salire alla ribalta nazionale e internazionale,
tanto da essere indicato a livello mediatico e social come uno scavo “fortunato”.
Va ribadito, però, che alla base di queste sorprendenti scoperte vi è una pianificata
attività di ricerca che si protrae ormai da oltre due decenni e che si è venuta a
sviluppare nell›ambito del “Progetto Ager Aquinas”.
È con questa premessa che si vuole delineare la “storia” delle ricerche topografiche
ad Aquinum: ricerche qualificate da un metodo ormai consolidato, con attività sul
campo che si caratterizzano per un approccio multidisciplinare che ha consentito di
raggiungere i risultati che in questa sede si intende presentare e che ha portato alla
sensazionale scoperta, nel corso dell’ultima campagna di scavi (2018), del ritratto in
marmo attribuito a Giulio Cesare.
Parole chiave: Aquinum, indagini aerotopografiche, topografia antica, Giulio Cesare,
Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR).
Excavations, which regularly going on since 2009, have made the triumviral colony of Aquinum
an important reality in the Italian archaeological panorama.
The monumental bath building, unearthed in the last ten years, is providing fundamental data
for the whole comprehension of the roman ancient city.
This intense period of field activity has attracted interest and curiosity around Aquinum from a
various audience. A series of discoveries, such as mosaic floors, columns and inscriptions, have risen
the ancient site to the national and international limelight as a “lucky” archaeological excavation,
as it has been pointed out by media and social networks.
However, it must be reiterated that behind these surprising and “fortunate” discoveries there is
an accurate and scrupulous research activity carried out in the last twenty years and developed
within the “Ager Aquinas Project”.
This foreword is needed to introduce the “history” of the topographical research at Aquinum,
characterized by a multidisciplinary approach. A consolidated method that allowed to reach remarkable
results that will be discussed in this paper, as the sensational discovery made in the last
campaign (2018) of a marble portrait identified as Julius Caesar.
Keywords: Aquinum, remote and proximal sensing, ancient topography, Julius Caesar, Unmanned
Aerial Vehicle (UAV).
SCOPERTA DI NUOVE PITTURE NELL’ORATORIO
PALEOCRISTIANO SOTTO L’OSPEDALE
DELL’ANGELO (COMPLESSO OSPEDALIERO
S. GIOVANNI-ADDOLORATA, ROMA)
DI
ALESSANDRA CERRITO
JUN YAMADA
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Gli autori propongono un riesame di un oratorio cristiano scoperto nel XX secolo
nell’area dell’Ospedale di S. Giovanni, fondato sulla scoperta di nuove pitture e sulla
rilettura di dipinti già noti. In particolare, si soffermano su un affresco di una vendemmia
recentemente messo in luce e su un ciclo figurato cristiano con scene bibliche,
che è stato possibile ricostruire con l’aiuto delle tecnologie moderne. Infine, prendono
in considerazione due dipinti murali avanzando nuove interpretazioni scaturite dalla
loro analisi. Lo studio iconografico sostiene l’ipotesi che l’oratorio cristiano sia stato
parte di un orfanotrofio, come si può ricavare anche dall’apporto delle fonti antiche.
Parole chiave: Laterano, Ospedale S. Giovanni, pitture, orfanotrofio.
The authors propose a re-reading of a Christian oratory discovered in the 20th century in the area
of the S. Giovanni Hospital, founded on the discovery of new paintings and on the re-reading of
already known paintings. In particular, they dwell on the fresco painting of the newly discovered
grape harvest and on a figurative Christian cycle with a biblical scene, which it was possible to
reconstruct with the help of modern technologies. Finally, they examine two figured scenes proposing
new interpretations arising from their analysis. The iconographic study supports the hypothesis of
the Christian oratory was part of an orphanage, as can be seen also from the analysis of the
historical sources.
Keywords: Lateran, San Giovanni-Hospital, paintings, orphanage.
LE ANTICHITÀ GRECHE
DI CAROLINA DI BRUNSWICK
DI
MARIA ELISA MICHELI
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Nel corso del lungo viaggio nel Mediterraneo durato quasi un anno, dal novembre
1815 al settembre 1816, Carolina di Brunswick, principessa di Galles, mise insieme una
piccola, ma organica, raccolta di marmi di età classica e post classica (stele funerarie,
rilievi votivi, iscrizioni), che si era per lo più procurata durante la permanenza ad
Atene, avvenuta nel mese di maggio 1816. Visitò la città con la guida di Louis Fauvel,
che la consigliò anche nell’acquisto dei materiali, in ciò seguendo una prassi piuttosto
diffusa tra i viaggiatori dell’epoca. I marmi offrono un’interessante testimonianza
dell’attenzione rivolta all’arte della Grecia ai primi dell’Ottocento e rientrano nel
dibattito scientifico scaturito dalla revisione delle categorie critiche winckelmanniane.
Parole chiave: Caroline di Brunswick, Atene, collezione di antichità greche.
Caroline of Brunswick, princess of Wales, collected a small, but coherent, group of classical and
post-classical marbles (funerary stelae, votive reliefs, inscriptions) during her long journey in the
Eastern Mediterranean Sea that lasted almost a year, from November 1815 to September 1816.
In May 1816 the princess visited Athens under the competent guidance of Louis Fauvel, who
introduced Caroline to the beauties of the city and advised her to purchase some Greek antiquities,
following a fairly common practice among travelers. Her marbles bear witness to the attention
given to the art of Greece in the early 19th century. Besides, they fit well into the international
debate resulting from the revision of Winckelmann’s conceptual categories.
Keywords: Caroline of Brunswick, Athens, collection of Greek antiquities.
YΠΟΘΕΣΙΣ ΚANΟΝΟΣ.
IL CICLO EVANGELICO DEL CODEX PURPUREUS DI
ROSSANO: UN’IPOTESI DI RICOSTRUZIONE
DI
LUCINIA SPECIALE
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Lo studio trae origine dalle indagini archivistiche e codicologiche che l’autrice ha
condotto all’interno dell’équipe interdisciplinare costituita presso L’Istituto Centrale
per la Conservazione e il Restauro del Patrimonio Archivistico e Librario (Roma) in
occasione del restauro del Codex Purpureus Rossanensis (2013-2016). La realizzazione
della nuova rilegatura ha permesso di riesaminare la struttura dei fascicoli iniziali
del volume e di formulare una nuova ipotesi sul programma decorativo originale
del codice, a partire dalle storie evangeliche. L’ordine delle pagine iniziali del codice
è da sempre molto discusso. Nell’attuale disposizione la sequenza comincia con la
Resurrezione di Lazzaro, prosegue con gli episodi più importanti della Passione e
termina con una singolare versione in due momenti del Giudizio di Pilato. A questa
selezione sono associate due Parabole: Le Vergini Sagge e le Vergini Stolte e Il
Buon Samaritano. Riesaminato nella probabile disposizione originale, il programma
illustrativo mostra una concezione particolarmente elaborata, che rivela la destinazione
liturgica del codice e la sofisticata cultura teologica dello scriptorium nella quale il codice
fu probabilmente realizzato intorno alla metà del VI secolo: la scuola episcopale
di Caesarea Maritima di Palestina.
Parole chiave: Vangelo, Rossano, Codici purpurei, Iconografia, Origene, Caesarea
Maritima.
The paper is based on the archival and codicological investigations that the author has conducted
within the interdisciplinary team set up at the Istituto Centrale per la Conservazione e il Restauro
del Patrimonio Archivistico e Librario during the restoration of the Codex Purpureus Rossanensis
(2013-2016). The realization of the new binding of the manuscript allowed to re-examine the
structure of the initial gatherings and to formulate a new hypothesis on the original decorative
program of the manuscript. The Gospel of Rossano is the most complete of the three purple illuminated
manuscripts that have survived; it preserves an important evangelical cycle, the oldest that
is currently preserved on parchment. The order of the initial pages of the codex has always been
much discussed. In the present arrangement, the sequence begins with the Resurrection of Lazarus,
continues with the salient episodes of the Passion and ends with a singular version in two moments
of the Judgment of Pilate. Two Parables are associated with this selection: The Wise Virgins and
the Foolish Virgins and the Good Samaritan. Re-examined in the probable original disposition,
the illustrative program reveals the liturgical destination of the manuscript and the sophisticated
theological culture of the scriptorium in which the Codex was probably made around the middle
of the sixth century: the Episcopal school of Caesarea Maritima in Palestina.
Keywords: Gospels, Rossano, Purple Codices, Iconography, Origen, Caesarea Maritima.