Rendiconti Anno Accademico 2018-2019

Categoria | Rendiconti
Volume - XCI
Anno di pubblicazione - 2019
Serie - III

                                             INDICE

Elenco degli Accademici      p. III

Consiglio Accademico      p. XI

Verbali delle adunanze pubbliche      p. XIII

 

                               COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE

A. Russo, Le lastre dipinte di Cerveteri: storia di un recupero      p. 3

G. Baldini, E. Sorge, Antiche novità da Volterra      p. 21

I. E. Sorge, Archivi e depositi: una risorsa per la programmazione urbanistica e per la ricerca. Il progetto Carta Archeologica della Città di Volterra     p. 22

II. G. Baldini, La Carta Archeologica della Città di Volterra: un’ opportunità (e uno strumento) per la definizione della poleogenesi volterrana      p. 30

III. E. Sorge, Qualche novità sulla Volterra ellenistica e romana      p. 52

M.G. Lauro, L’ara dell’incendio neroniano: osservazioni a margine del restauro      p.  67

G. Castiglia, La cristianizzazione di Adulis (Eritrea) e del regno Aksumita. Nuovi dati dal Corno d’Africa d’età tardo antica     p. 91

M. Barbera, M. David, F.R. Stasolla, Ostia. Scavare, conservare e valorizzare una città antica      p. 129

I. M. Barbera, Ostia. Nuove ricerche e prospettive future     p. 130

II. M. David, F.R. Stasolla, Scavare Ostia. Strutturazione e destrutturazione di un settore urbano      p. 138

II.1 M. David, Sviluppo, trasformazione e degrado del suburbio marittimo di Ostia      p. 141

II.2 F.R. Stasolla, Il quartiere fuori Porta Marina dopo il Mille     p. 153

M. Sannibale, Il crescente lunare con dedica etrusca a Tiur già collezione Borgia  p. 169

C. Parigi, Un nuovo progetto di ricerca sulle sculture antiche e pseudo-antiche della collezione estense a Modena      p. 209

G. Capriotti Vittozzi, A. Angelini, A. Iacoviello, Dall’Egitto sulla via dell’Oriente: le campagne di scavo a Tell el-Maskhuta lungo lo Wadi Tumilat      p. 227

I. G. Capriotti Vittozzi, Il sito di Tell el-Maskhuta      p. 229

II. A. Angelini, Le attività di rilevamento dell’area archeologica      p. 232

III. A. Iacoviello, Le strutture architettoniche scavate e i ritrovamenti      p.  235

IV. G. Capriotti Vittozzi, Il grande muro a nord      p. 242

G. Ceraudo, Considerazioni topografiche a margine della scoperta del cosiddetto Cesare di Aquinum: la fortuna è nel metodo       p. 249

A. Cerrito, J. Yamada, Scoperta di nuove pitture nell’oratorio paleocristiano sotto l’Ospedale dell’Angelo (complesso ospedaliero S. Giovanni-Addolorata, Roma)      p. 275

M.E. Micheli, Le antichità greche di Carolina di Brunswick      p. 323

L. Speciale, YΠΟΘΕΣΙΣ ΚANОΝОΣ. Il ciclo evangelico del Codex Purpureus di Rossano: un’ipotesi di ricostruzione      p. 377

 

                         COMMEMORAZIONI

F.R. Stasolla, Letizia Ermini Pani (1931-2018)      p. 435

G. Brizzi, Angela Donati (1942-2018)      p. 441

M. Mayer i Olivé, Noël Duval (1929-2018)      p. 445

 

LE LASTRE DIPINTE DI CERVETERI:

STORIA DI UN RECUPERO

DI

ALFONSINA RUSSO

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Anche alla luce delle nuove conoscenze dovute al recente rientro in Italia di materiale

sequestrato a Ginevra e di numerosi frammenti già conservati presso la Ny Carlsberg

Glyptothek, l’articolo affronta lo studio comparativo delle lastre in terracotta dipinte

provenienti dall’antica Caere: una classe di reperti la cui interpretazione è resa difficoltosa

dal fatto che la maggior parte di essi sono privi dei contesti di scavo, il che

ha portato in alcuni casi a classificarli come falsi. Il lavoro di revisione e di ordinamento

dei frammenti rientrati in Italia, tuttora in corso, ha permesso di collegare

alcuni di essi con altri provenienti da contesti noti; a questo fine sono state avviate

anche nuove ricerche sul campo, per poter meglio contestualizzare i reperti. Tra i

frammenti sequestrati a Ginevra, la cui frammentarietà fa ipotizzare una provenienza

da abitato, sono state individuate diverse serie, coerenti per decorazione e per tematica:

particolarmente rilevante è un ciclo con le fatiche di Ercole, databile nell’ultimo

quarto del VI sec. a.C., che si pone dunque tra le più antiche rappresentazioni del

mito, ben prima della sua “canonizzazione” nel tempio di Zeus ad Olimpia.

Parole chiave: lastre dipinte, pittura etrusca.

The paper deals with a comparative study of the Etruscan painted terracotta slabs from Caere,

also in the light of the new evidence due to the materials confiscated in Geneva and of numerous

fragments formerly at the Ny Carlsberg Glyptothek which have recently come back to Italy. This

kind of slabs are a class of archaeological finds of difficult interpretation, as for most of them

the excavation details are unknown, so that in some cases they have been classified as forgeries.

The revision and arrangement of the fragments from Geneva, which is still ongoing, allows to

relate some of them to known situations; to this end a new research on the field was started in

order to put the finds in a better context. Among the fragments confiscated in Geneva, which

are finely broken, suggesting that they may come from residential areas, several series have been

identified, by coherence of decoration and representation subject. Of particular relevance is a series

with Hercules’ labours, which can be dated in the last quarter of the VI century B.C., so that it

could be one of the most ancient representations of that myth, much older than its “canonization”

in the temple of Zeus at Olympia.

Keywords: painted terracotta slabs, Hercules' labour.

 

 

ANTICHE NOVITÀ DA VOLTERRA

DI

GIACOMO BALDINI

ELENA SORGE

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Uno dei grandi temi dell’archeologia contemporanea interessa lo studio delle città,

della formazione dei depositi e delle vicende che hanno costituito lo spazio urbano.

Tuttavia la continuità di vita, in molti casi dall’antichità fino ai giorni nostri, complica

la lettura e l’interpretazione delle testimonianze. In questo senso, Volterra è un caso

emblematico. Fin dal tardo Medioevo, infatti, la città e i territori limitrofi hanno

restituito manufatti del passato; soprattutto tra Settecento e Ottocento le necropoli

volterrane sono state oggetto di scavi ininterrotti, che hanno definito l’immagine

della Volterra etrusca e romana. Poche, tuttavia, erano le testimonianze di abitato.

Le azioni di archeologia preventiva imposte dal nuovo codice degli appalti hanno

permesso di indagare con maggiore attenzione anche la stratificazione urbana, portando

nuovi, importanti contributi. Per questo, per sistematizzare i dati dei vecchi

scavi e per mettere in relazione i nuovi ritrovamenti, grazie all’interessamento del

Comune di Volterra e al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di

Volterra, è stato avviato il progetto Carta Archeologica della Città di Volterra, che, una

volta terminato, sarà uno strumento utile non solo per la ricostruzione diacronica del

tessuto della città ma anche, e soprattutto, per la progettazione di tipo urbanistico.

Parole chiave: Volterra, carta archeologica, Villanoviano, capanna, Orientalizzante,

anfiteatro, acropoli, urbanistica, poleogenesi.

One of the main research themes in archeology concerns the study of cities, the investigation of

formation processes of the archaeological record and the analysis of urban phenomena and patterns.

However, the long-term human habitation, from Antiquity to the Present day, complicates

the reading and the interpretation of data belonging to the settlement’s development; the case of

Volterra, in this sense, is emblematic. In fact, if since the late Middle Ages, both, the city and the

rural land have returned countless material evidences of the ancient history of this city because,

especially between the XVIII and XIX cent., Etruscan and Roman necropolises that surround

the hill of Volterra have been the subject of incessant excavation activities, nevertheless, few were

the archaeological records concerning the urban area.

The operative investigation protocol established by the recent legislation on Preventive Archeology

in Italy allowed to investigate urban stratification even more carefully, collecting new relevant

archaeological evidences. For this reason, in order to systematize the data of the old excavations

and to possibly relate them to the new discoveries, thanks to the concern of the local Municipality

and the financing of the Fondazione Cassa di Risparmio, the Archaeological Map project of the

City of Volterra was undertaken, with the purpose of bringing together safeguarding needs with

those of research and development.

Keywords: Volterra, Archaeological Map project, Villanovan, shack, Orientalizing, Amphitheater,

acropolis, urbanism, poleogenesis.

 

 

L’ARA DELL’INCENDIO NERONIANO

OSSERVAZIONI A MARGINE DEL RESTAURO

DI

MARIA GIUSEPPINA LAURO

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L’Ara dell’incendio neroniano, uno dei pochi monumenti del Quirinale antico ancora

in luce, riveste, per le sue caratteristiche, una notevole importanza sia sotto il profilo

archeologico che topografico ed urbanistico generale. Il complesso monumentale, rinvenuto

alla fine dell’800 nel corso della costruzione di Palazzo Sant’Andrea, consiste

in un altare e in un’ampia area lastricata segnata da cippi, alla quale si accedeva

attraverso una scala collegata alla viabilità dell’Alta Semita.

Un’iscrizione, ora scomparsa, rinvenuta nel corso del ‘600 presso la chiesa di Sant’Andrea,

ha permesso di individuare il monumento come uno degli altari eretti dall’imperatore

Domiziano ai limiti dell’area urbana interessata dal grande incendio che

devastò Roma al tempo di Nerone. Tali altari sono stati edificati principalmente

allo scopo di essere luogo di preghiera e offerta di sacrifici a Vulcano in occasione

delle feste dei Volcanalia (23 agosto), la cui celebrazione era rivolta ad allontanare

il pericolo degli incendi. La comunicazione verte sul riesame del monumento alla

luce dei nuovi accertamenti archeologici condotti parallelamente ai lavori di recupero

generale dell’aerea ed al restauro del complesso con la presentazione delle opere di

musealizzazione.

Parole chiave: Nerone, Domiziano, grande incendio di Roma, Ara incendii Neroniani,

monumenti romani, altari romani, Alta Semita.

The Ara incendii Neroniani, one of the few monuments of the ancient Quirinale still visible,

has, for its characteristics, a remarkable importance both under the archaeological and urban-topographic

general profile. The monumental complex, found at the end of the XIX century during

the construction of Palazzo Sant’Andrea, consists in monumental altars and a large paved area

marked by cippi, which area was accessed via a staircase connected to the Alta Semita viability.

An inscription, nowadays disappeared, found during the XVII century in Sant’Andrea church,

made it possible to identify the Ara as one of the altars erected by the emperor Domitian after the

great fire that devastated Rome in the time of Nero. These altars were built, mainly, in order to

be a place of prayer and sacrificial offerings to Vulcan during the Volcanalia celebrations (August

23), aimed at warding off the danger of fires. The ultimate aim of the essay is to illustrate the

new archaeological excavations carried out during the lasts area restoration works, in parallel

with the general presentation of the museum works.

Keywords: Nero, Domitian, Great Fire of Rome, Ara incendii Neroniani, Roman monuments,

Roman altars, Alta Semita.

 

LA CRISTIANIZZAZIONE DI ADULIS (ERITREA)

E DEL REGNO AKSUMITA. NUOVI DATI DAL

CORNO D’AFRICA D’ETÁ TARDO ANTICA

DI

GABRIELE CASTIGLIA

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A partire dal 2017 il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana (PIAC) è attivamente

coinvolto nella missione archeologica di Adulis (Eritrea), con l’incarico di scavare e

studiare i monumenti cristiani della città (coordinamento del Ce.R.D.O. – Centro

Ricerche sul Deserto Orientale). Adulis, nota dalle fonti sin dal I secolo d.C., fu il

principale centro portuale dell’Impero Aksumita (esteso tra Etiopia, Eritrea, Sudan

e Yemen tra il I e il VII secolo d.C.), garantendo importanti rotte commerciali, con

un ruolo di ‘cerniera’ tra Mediterraneo e Oceano Indiano, attraverso la dorsale del

Mar Rosso. Le recenti ricerche in corso stanno riportando alla luce straordinarie

testimonianze materiali del cristianesimo di età tardo antica, con almeno tre grandi

chiese datate tra la fine del V e il pieno VI secolo, in un’area che vide lo sviluppo

del culto cristiano almeno a partire dal IV secolo, anche grazie alla diretta influenza

dell’area egiziana. La topografia cristiana di Adulis e quella degli altri centri urbani

Aksumiti costituiscono una testimonianza peculiare della diffusione del Cristianesimo

in zone sino ad ora poco indagate, che si impose quale ricettacolo di plurime

influenze culturali.

Parole chiave: Corno d’Africa, regno Aksumita, Adulis, cristianizzazione, topografia

cristiana.

Since 2017, the Pontifical Institute of Christian Archaeology (PIAC) is actively involved in the

archaeological mission in Adulis (present day Eritrea), appointed to the excavation and study of

its Early Christian monuments, under the coordination of Ce.R.D.O. (Centre for Researches on

the Eastern Desert). Adulis, known from written sources since the 1st century AD, was the main

port of the Aksumite Kingdom (widespread in the actual Eritrea, Ethiopia, Sudan, Yemen and

part of Saudi Arabia) and it guarantees important commercial routes between the Mediterranean

and the Indian Ocean, via the Red Sea. Recent researches are taking back to light extraordinary

material traces of Early Christianity within the town, with at least three great churches, dated

between the late 5th and the full 6th century AD, in an area where the “new” religion started

to develop at least since the 4th century, also thanks to the Egyptian influence. The Christian

topography of Adulis and of the other Aksumite town represent a peculiar proof of the diffusion

of Christianity in a so far only poorly investigated area for this topic.

Keywords: Horn of Africa; Aksumite Kingdom; Adulis, early christianity; christian topography.

 

OSTIA.

SCAVARE, CONSERVARE E VALORIZZARE

UNA CITTÀ ANTICA

DI

MARIAROSARIA BARBERA

MASSIMILIANO DAVID

FRANCESCA ROMANA STASOLLA

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Il contributo è introdotto da Mariarosaria Barbera, che illustra l’insieme delle attività

di tutela e valorizzazione oltre che di coordinamento della ricerca a vantaggio di Ostia

e Portus, rese possibili anche grazie all’istituzione recente del Parco Archeologico. Di

seguito si sviluppano i temi di storia urbana suscitati dalle indagini del Progetto Ostia

Marina, missione archeologica dell’Università di Bologna operativa a Ostia antica a

partire dal 2007. Nella prima sezione, a cura di Massimiliano David, si punta l’interesse

sulla vicenda insediativa, come è ricavabile dalla lettura del deposito archeologico

documentato dagli scavi svolti nel suburbio marittimo della città tiberina. Il quartiere

fuori porta Marina assunse infatti il ruolo, per iniziativa diretta dell’imperatore Adriano,

di vero e proprio polo del benessere termale e talassoterapico e divenne lo scenario

in cui venne ambientato l’Octavius di Minucio Felice. Un vero e proprio cedimento

strutturale di questo assetto funzionale si riscontra circa centocinquant’anni dopo, in

epoca teodosiana. La seconda sezione, a cura di Francesca Romana Stasolla, discute

le modalità di sfruttamento economico della città morta a partire dal Mille. In un

paesaggio di ruderi venivano allora aperti cantieri mirati a ricavare marmi e opere

d’arte per l’industria edilizia e il mercato antiquario.

Parole chiave: Ostia antica, tutela del patrimonio archeologico, Parco archeologico di

Ostia antica, termalismo, mitraismo, Progetto Ostia Marina, medioevo, storia urbana.

The paper, introduced by Mariarosaria Barbera, aims to present the set of activities of protection

and enhancement of the historical heritage promoted by the Archaeological Park of ancient Ostia,

an institution also engaged in the delicate task of coordinating international scientific research.

The next part deepens the themes of urban history inspired by the investigations of the Ostia

Marina Project, archaeological mission of the University of Bologna working in ancient Ostia

since 2007. The first section, by Massimiliano David, focuses on the settlement, on the base of

the archaeological deposit documented by the excavations carried out in the area of the maritime

district of the city. During the second century C.E. this suburban area assumed the role, by direct

initiative of the emperor Hadrian, of a centre of thermal wellness and became the setting of the

Minucius Felix’s “Octavius”. A structural failure of this functional arrangement has to be found

about one hundred and fifty years later, in the Theodosian era. The second section, by Francesca

Romana Stasolla, discusses the methods of economic exploitation of the dead city since the Eleventh

century. In a desolate landscape of ruins, well-organized workplaces were opened to obtain marbles

and works of art for the antiquarian market.

Keywords: ancient Ostia, preservation of archaeological heritage, archaeological Park of Ostia,

thermalism, Mithraism, Ostia Marina Project, middle ages, urban history.

 

IL CRESCENTE LUNARE CON DEDICA ETRUSCA

A TIUR GIÀ COLLEZIONE BORGIA

DI

MAURIZIO SANNIBALE

SOCIO EFFETTIVO

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Il crescente lunare in bronzo con dedica etrusca alla divinità lunare Tiur è un singolare

documento epigrafico associato a Città della Pieve in virtù della sua lunga

storia collezionistica, che lo vede al centro delle attenzioni di esponenti del mondo

dell’antiquaria e dell’archeologia a partire dai primissimi anni dell’Ottocento. Rinvenuto

a metà strada tra Cetona e Chiusi, il crescente iscritto fu acquistato da Filippo

Becchetti, vescovo di Città della Pieve, che subito dopo ne fece dono al cardinale

Stefano Borgia; l’omaggio andrà così ad arricchire la raccolta enciclopedica del porporato

al crepuscolo della sua esistenza, rappresentando un episodio a margine del

collezionismo settecentesco. Il bronzo perverrà nelle collezioni vaticane solo nel 1925,

dopo che si era persa addirittura memoria della sua ubicazione. Oltre che nell’ottica

della storia degli studi, il monumento viene ora riconsiderato partendo dai nuovi dati

emersi dall’esame diretto e dai riscontri sui documenti di archivio, che illuminano

anche sul contesto di provenienza, alla luce delle recenti acquisizioni sulla religione

etrusca e sulle pratiche cultuali. Il crescente, riferibile a un santuario, si conferma

come una straordinaria testimonianza per l’epoca arcaica sui culti astrali in Etruria

e sui loro collegamenti con quelli ctoni e delle acque. Viene inoltre chiarito il suo

rapporto con l’obelisco di Città della Pieve, al quale era stato messo in qualche

modo in relazione, con cenni sul tema della recezione in Etruria di questa classe

monumentale.

Parole chiave: Stefano Borgia, Città della Pieve, Museo Gregoriano Etrusco, epigrafia

etrusca, religione etrusca, Tiur, Catha, crescente lunare, obelisco, archeologia del

Mediterraneo antico.

The bronze crescent moon with Etruscan dedication to the lunar deity Tiur is a remarkable epigraphic

document associated with Città della Pieve by virtue of its long collecting history, which

sees it at the center of attention of exponents of the antiquarian and archeology world starting

from the very early nineteenth century. Found halfway between Cetona and Chiusi, the inscribed

crescent was purchased by Filippo Becchetti, bishop of Città della Pieve, who soon after donated

it to cardinal Stefano Borgia; this gift, which thus will enrich the encyclopedic collection of the

cardinal at the twilight of his existence, represents an episode on the margins of eighteenth-century

collecting. The bronze will only come into the Vatican collections in 1925, after it had even lost the

memory of its location. In addition to the perspective of the history of the studies, the monument

is now reconsidered starting from the new data emerged from the close examination and from the

information supplied by archival documents, which also allow us to clarify the provenance context,

in the light of recent acquisitions on the Etruscan religion and cult practices. The crescent, referable

to a sanctuary, is confirmed as an extraordinary testimony for the archaic age on the astral cults

in Etruria and on their connections with the chthonic and water ones. His relationship with the

obelisk of Città della Pieve is also clarified, to which it has been related somehow, with notes on

the subject of the reception in Etruria of this monumental class.

Keywords: Stefano Borgia, Città della Pieve, Gregorian Etruscan Museum, Etruscan epigraphy,

Etruscan religion, Tiur, Catha, crescent moon, obelisk, ancient Mediterranean archaeology.

 

UN NUOVO PROGETTO DI RICERCA SULLE

SCULTURE ANTICHE E PSEUDO-ANTICHE DELLA

COLLEZIONE ESTENSE A MODENA

DI

CATERINA PARIGI

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La collezione estense rappresenta una delle più importanti collezioni di antichità

raccolte fra il XV e il XVIII secolo dai duchi di Modena e Ferrara. Nonostante numerose

dispersioni di oggetti avvenute in varie epoche, il nucleo principale di sculture

antiche e pseudo-antiche giunto fino a noi è oggi conservato nelle Gallerie Estensi

di Modena e nel Palazzo Ducale di Sassuolo. Attraverso la presentazione di alcuni

degli oggetti della collezione, il contributo si prefigge lo scopo di mostrare ipotesi

preliminari di lavoro e problemi del progetto attualmente in corso che il Forschungsarchiv

für Antike Plastik dell’Università di Colonia sta svolgendo in collaborazione

con le Gallerie Estensi. Il progetto prevede la realizzazione di una documentazione

fotografica sistematica e lo studio e la pubblicazione di queste sculture.

Parole chiave: Collezione, Este, Forschungsarchiv für Antike Plastik, Gallerie Estensi,

Modena, Sassuolo, scultura.

Die Sammlung Este ist eine der wichtigsten Kunstsammlungen, die zwischen dem 15. und dem

18. Jahrhundert von den Herzögen von Ferrara und Modena zusammengestellt wurde. Trotz

der Verluste und Verkäufe der unterschiedlichen Epochen ist die Hauptgruppe der antiken und

nachantiken Skulpturen in den Gallerie Estensi in Modena und im Palazzo Ducale in Sassuolo

aufbewahrt. Durch die Vorstellung einiger Stücke der Sammlung, möchte der Aufsatz die vorläufigen

Arbeitshypothesen und die Probleme des Projektes vorstellen. Das Projekt wird gerade

vom Forschungsarchiv für Antike Plastik der Universität zu Köln in Zusammenarbeit mit den

Gallerie Estensi durchgeführt. Ziel ist es, eine systematische fotografische Dokumentation und die

wissenschaftliche Bearbeitung und Publikation der Skulpturen zu schaffen.

Schlüsselwörter: Este, Forschungsarchiv für Antike Plastik, Gallerie Estensi, Modena, Sammlung,

Sassuolo, Skulptur.

 

DALL’EGITTO SULLA VIA DELL’ORIENTE:

LE CAMPAGNE DI SCAVO A TELL EL-MASKHUTA

LUNGO LO WADI TUMILAT

DI

GIUSEPPINA CAPRIOTTI VITTOZZI

ANDREA ANGELINI

ANNALINDA IACOVIELLO

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Tell el-Maskhuta è un sito chiave nel Delta orientale egiziano, situato lungo lo Wadi

Tumilat e lungo una delle più antiche vie di comunicazione con l’Oriente. Sebbene

il sito sia stato indagato a più riprese in passato, ci sono ancora incertezze relativamente

alla sua cronologia ed alla sua struttura più imponente, una grossa fortezza

rettangolare, con una ulteriore divisione interna. Per questo motivo, e considerando

la sua importanza strategica, la Missione Egittologica Multidisciplinare del CNR,

guidata da G. Capriotti Vittozzi, ha intrapreso nuove indagini archeologiche a Tell

el-Maskhuta a partire dal 2015. Avvalendosi di moderne teconologie di ricerca non

distruttive e, poi, dell’attività di scavo archeologico, la MEM è riuscita ad ottenere

dati aggiuntivi sulla topografia del sito e su strutture non in luce e, in alcuni casi,

mai documentate.

Parole chiave: Wadi Tumilat, Delta orientale egiziano, Tjeku, Canale dei faraoni,

Fortezza.

Tell el-Maskhuta is a key site in the eastern Egyptian Delta, located along the Wadi Tumilat,

which is one of the oldest communication routes with the East. Although the site has been investigated

several times in the past, there are still uncertainties regarding its chronology and its most

imposing structure, a large rectangular fortress, with a further internal division. Considering its

strategic importance, the CNR’s Multidisciplinary Egyptological Mission, led by G. Capriotti

Vittozzi, has been carrying out new archaeological investigations at Tell el-Maskhuta since 2015.

Making use of modern non-destructive research technologies and archaeological excavations, the

MEM has succeeded in obtaining additional data on the topography of the site and archaeological

remains never documented.

Keywords: Wadi Tumilat, Egyptian Eastern Delta, Tjeku, Pharaoh’s Canal, Fortress.

 

CONSIDERAZIONI TOPOGRAFICHE A MARGINE DELLA

SCOPERTA DEL COSIDDETTO CESARE DI AQUINUM:

LA FORTUNA È NEL METODO

DI

GIUSEPPE CERAUDO

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Grazie alle regolari campagne di scavo effettuate a partire dal 2009, il sito della colonia

triumvirale di Aquinum è ormai un’importante realtà nel panorama archeologico

italiano. Le monumentali terme portate alla luce in questi ultimi dieci anni stanno

fornendo un tassello fondamentale per la conoscenza della città romana.

Tutto questo ha determinato per Aquinum interesse e curiosità, non solo tra gli addetti

ai lavori. Infatti, una serie di ritrovamenti, quali pavimenti musivi, colonne, iscrizioni,

hanno consentito all’area archeologica di salire alla ribalta nazionale e internazionale,

tanto da essere indicato a livello mediatico e social come uno scavo “fortunato”.

Va ribadito, però, che alla base di queste sorprendenti scoperte vi è una pianificata

attività di ricerca che si protrae ormai da oltre due decenni e che si è venuta a

sviluppare nell›ambito del “Progetto Ager Aquinas”.

È con questa premessa che si vuole delineare la “storia” delle ricerche topografiche

ad Aquinum: ricerche qualificate da un metodo ormai consolidato, con attività sul

campo che si caratterizzano per un approccio multidisciplinare che ha consentito di

raggiungere i risultati che in questa sede si intende presentare e che ha portato alla

sensazionale scoperta, nel corso dell’ultima campagna di scavi (2018), del ritratto in

marmo attribuito a Giulio Cesare.

Parole chiave: Aquinum, indagini aerotopografiche, topografia antica, Giulio Cesare,

Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR).

Excavations, which regularly going on since 2009, have made the triumviral colony of Aquinum

an important reality in the Italian archaeological panorama.

The monumental bath building, unearthed in the last ten years, is providing fundamental data

for the whole comprehension of the roman ancient city.

This intense period of field activity has attracted interest and curiosity around Aquinum from a

various audience. A series of discoveries, such as mosaic floors, columns and inscriptions, have risen

the ancient site to the national and international limelight as a “lucky” archaeological excavation,

as it has been pointed out by media and social networks.

However, it must be reiterated that behind these surprising and “fortunate” discoveries there is

an accurate and scrupulous research activity carried out in the last twenty years and developed

within the “Ager Aquinas Project”.

This foreword is needed to introduce the “history” of the topographical research at Aquinum,

characterized by a multidisciplinary approach. A consolidated method that allowed to reach remarkable

results that will be discussed in this paper, as the sensational discovery made in the last

campaign (2018) of a marble portrait identified as Julius Caesar.

Keywords: Aquinum, remote and proximal sensing, ancient topography, Julius Caesar, Unmanned

Aerial Vehicle (UAV).

 

SCOPERTA DI NUOVE PITTURE NELL’ORATORIO

PALEOCRISTIANO SOTTO L’OSPEDALE

DELL’ANGELO (COMPLESSO OSPEDALIERO

S. GIOVANNI-ADDOLORATA, ROMA)

DI

ALESSANDRA CERRITO

JUN YAMADA

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Gli autori propongono un riesame di un oratorio cristiano scoperto nel XX secolo

nell’area dell’Ospedale di S. Giovanni, fondato sulla scoperta di nuove pitture e sulla

rilettura di dipinti già noti. In particolare, si soffermano su un affresco di una vendemmia

recentemente messo in luce e su un ciclo figurato cristiano con scene bibliche,

che è stato possibile ricostruire con l’aiuto delle tecnologie moderne. Infine, prendono

in considerazione due dipinti murali avanzando nuove interpretazioni scaturite dalla

loro analisi. Lo studio iconografico sostiene l’ipotesi che l’oratorio cristiano sia stato

parte di un orfanotrofio, come si può ricavare anche dall’apporto delle fonti antiche.

Parole chiave: Laterano, Ospedale S. Giovanni, pitture, orfanotrofio.

The authors propose a re-reading of a Christian oratory discovered in the 20th century in the area

of the S. Giovanni Hospital, founded on the discovery of new paintings and on the re-reading of

already known paintings. In particular, they dwell on the fresco painting of the newly discovered

grape harvest and on a figurative Christian cycle with a biblical scene, which it was possible to

reconstruct with the help of modern technologies. Finally, they examine two figured scenes proposing

new interpretations arising from their analysis. The iconographic study supports the hypothesis of

the Christian oratory was part of an orphanage, as can be seen also from the analysis of the

historical sources.

Keywords: Lateran, San Giovanni-Hospital, paintings, orphanage.

 

LE ANTICHITÀ GRECHE

DI CAROLINA DI BRUNSWICK

DI

MARIA ELISA MICHELI

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Nel corso del lungo viaggio nel Mediterraneo durato quasi un anno, dal novembre

1815 al settembre 1816, Carolina di Brunswick, principessa di Galles, mise insieme una

piccola, ma organica, raccolta di marmi di età classica e post classica (stele funerarie,

rilievi votivi, iscrizioni), che si era per lo più procurata durante la permanenza ad

Atene, avvenuta nel mese di maggio 1816. Visitò la città con la guida di Louis Fauvel,

che la consigliò anche nell’acquisto dei materiali, in ciò seguendo una prassi piuttosto

diffusa tra i viaggiatori dell’epoca. I marmi offrono un’interessante testimonianza

dell’attenzione rivolta all’arte della Grecia ai primi dell’Ottocento e rientrano nel

dibattito scientifico scaturito dalla revisione delle categorie critiche winckelmanniane.

Parole chiave: Caroline di Brunswick, Atene, collezione di antichità greche.

Caroline of Brunswick, princess of Wales, collected a small, but coherent, group of classical and

post-classical marbles (funerary stelae, votive reliefs, inscriptions) during her long journey in the

Eastern Mediterranean Sea that lasted almost a year, from November 1815 to September 1816.

In May 1816 the princess visited Athens under the competent guidance of Louis Fauvel, who

introduced Caroline to the beauties of the city and advised her to purchase some Greek antiquities,

following a fairly common practice among travelers. Her marbles bear witness to the attention

given to the art of Greece in the early 19th century. Besides, they fit well into the international

debate resulting from the revision of Winckelmann’s conceptual categories.

Keywords: Caroline of Brunswick, Athens, collection of Greek antiquities.

 

YΠΟΘΕΣΙΣ ΚANΟΝΟΣ.

IL CICLO EVANGELICO DEL CODEX PURPUREUS DI

ROSSANO: UN’IPOTESI DI RICOSTRUZIONE

DI

LUCINIA SPECIALE

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Lo studio trae origine dalle indagini archivistiche e codicologiche che l’autrice ha

condotto all’interno dell’équipe interdisciplinare costituita presso L’Istituto Centrale

per la Conservazione e il Restauro del Patrimonio Archivistico e Librario (Roma) in

occasione del restauro del Codex Purpureus Rossanensis (2013-2016). La realizzazione

della nuova rilegatura ha permesso di riesaminare la struttura dei fascicoli iniziali

del volume e di formulare una nuova ipotesi sul programma decorativo originale

del codice, a partire dalle storie evangeliche. L’ordine delle pagine iniziali del codice

è da sempre molto discusso. Nell’attuale disposizione la sequenza comincia con la

Resurrezione di Lazzaro, prosegue con gli episodi più importanti della Passione e

termina con una singolare versione in due momenti del Giudizio di Pilato. A questa

selezione sono associate due Parabole: Le Vergini Sagge e le Vergini Stolte e Il

Buon Samaritano. Riesaminato nella probabile disposizione originale, il programma

illustrativo mostra una concezione particolarmente elaborata, che rivela la destinazione

liturgica del codice e la sofisticata cultura teologica dello scriptorium nella quale il codice

fu probabilmente realizzato intorno alla metà del VI secolo: la scuola episcopale

di Caesarea Maritima di Palestina.

Parole chiave: Vangelo, Rossano, Codici purpurei, Iconografia, Origene, Caesarea

Maritima.

The paper is based on the archival and codicological investigations that the author has conducted

within the interdisciplinary team set up at the Istituto Centrale per la Conservazione e il Restauro

del Patrimonio Archivistico e Librario during the restoration of the Codex Purpureus Rossanensis

(2013-2016). The realization of the new binding of the manuscript allowed to re-examine the

structure of the initial gatherings and to formulate a new hypothesis on the original decorative

program of the manuscript. The Gospel of Rossano is the most complete of the three purple illuminated

manuscripts that have survived; it preserves an important evangelical cycle, the oldest that

is currently preserved on parchment. The order of the initial pages of the codex has always been

much discussed. In the present arrangement, the sequence begins with the Resurrection of Lazarus,

continues with the salient episodes of the Passion and ends with a singular version in two moments

of the Judgment of Pilate. Two Parables are associated with this selection: The Wise Virgins and

the Foolish Virgins and the Good Samaritan. Re-examined in the probable original disposition,

the illustrative program reveals the liturgical destination of the manuscript and the sophisticated

theological culture of the scriptorium in which the Codex was probably made around the middle

of the sixth century: the Episcopal school of Caesarea Maritima in Palestina.

Keywords: Gospels, Rossano, Purple Codices, Iconography, Origen, Caesarea Maritima.