I N D I C E
Elenco degli Accademici III
Consiglio Accademico XI
Verbali delle adunanze pubbliche XIII
COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE
B. Frischer, Edmund Buchner's Solarium Augusti: new observations and simpirical studies 3
Appendix 1: J. Fillwalk, Overview of the virtual meridian of Augustus and the celestial engine 74
Appendix 2: P. Albèri Auber, Un riscontro indipendente dei risultati ottenuti dalla simulazione Frischer-Fillwalk 76
Appendix 3: D. Dearborn, The shadow of the obelisk 78
Appendix 4: M. Kajava, Chronology of the inscriptions on the meridian 80
Appendix 5: S. Floris, A new core through the meridian of Augustus 81
O. Dally, Manipolazione e restauro di statue nel tardo antico 91
M.G. Lauro, Nuovi scavi in Quirinale 111
F. D'Andria, "Hierapolis alma Philippum" Nuovi scavi, ricerche e restauri nel Santuario dell'Apostolo 129
Appendice 1: M.P. Caggia, Gli impianti idrici della Chiesa di San Filippo 178
Appendice 2: F. Guizzi, Graffiti sulle pareti del vano di accesso al nartece 186
P.G. Guzzo, Sepolture devianti in pozzo a Vibo Valentia 203
L Spera, Disiecta membra della Porticus Pauli 215
Appendice: P. Giacovazzi, Catalogo delle tombe 255
A Mura Sommella, Un frontone di età arcaica per il tempio di Giove Capitolino 277
V. Fiocchi Nicolai, A. Vella, Nuove ricerche nella basilica di papa Marco sulla via Ardeatina: la tomba "dei gioielli" e il riuso di un acquedotto romano 299
M.D. Gentili, M.C. Somma, F. R. Stasolla, Ad locum optimum valdeque munitum: nuovi dati sulla fondazione di Leopoli-Cencelle 367
I. Romeo, La fine del ritratto antico ad Ostia 407
R. Meneghini, Fori Imperiali e restauro Gli interventi della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale nell'ultimo decennio (2006-2017) 429
B. Kuhn-Forte, Winckelmann a Roma I primi anni, il concetto di libertà, la Biblioteca Vaticana e il Museo Profano 463
P. Pensabene, J.Á. Domingo, P. Baldassarri, Foro Traiano: organizzazione del cantiere e approvvigionamento dei marmi alla luce dei recenti dati di Palazzo Valentini
I. Pensabene, J.Á. Domingo, Il cantiere, l'approvvigionamento dei marmi, il trasporto e i costi dei grandi monoliti in granito del Foro e in sienite 523
II. P. Baldassarri, Templum divi Traiani et divae Plotinae: nuovi dati dalle indagini archeologiche a Palazzo Valentini 599
P. Zander, Il restauro della tomba "degli Aelii" nella Necropoli di San Pietro alla luce dei recenti restauri 649
G. Colonna, L'uso epigrafico dell'etrusco nella Roma dei Tarquini 689
F. Marcattili, Inversione della norma ed integrazione sociale: per un'interpretazione dei templi a cella trasversale 705
G. Tarasco, Due bronzetti di Ercole da Carlantino (FG) e la problematica della presenza sannitica nel suo territorio e nella Daunia 745
COMMEMORAZIONI
I. Di Stefano Manzella, Silvio Panciera (1933-2016) 777
EDMUND BUCHNER'S SOLARIUM AUGUSTI: NEW OBSERVATIONS AND SIMPIRICAL STUDIES
DI
BERNARD FRISCHER*
with technical appendices by
PAOLO ALBÈRI AUBER,** DAVID DEARBORN,*** JOHN FILLWALK,**** MIKA KAJAVA,***** and STEFANO FLORIS******
* Indiana University, USA.
** Trieste, Italy.
*** Lawrence Livermore National Laboratory, USA.
**** Ball State University, USA.
***** University of Helsinki.
****** S.te.G.A., Viterbo, Italy.
This article reports on research undertaken to determine the validity of Edmund Buchner's theories that the Horologium Augusti had an Augustan and a Flavian phase; and that the Montecitorio Obelisk was aligned to the Ara Pacis such that during the day of Augustus' birthday (September 23, according to Buchner) the shadow of the obelisk proceeded down the equinoctial line of a hypothesized horizontal sundial inscribed on a monumental pavement to or toward the center of the Ara Pacis. The research project sponsored a new geological core bored through the meridian discovered by Buchner; it developed and utilized two new independent surveys of the meridian fragment discovered by Buchner under the building at Via di Campo Marzio 48; and it also created interactive computer simulations of this area of the ancient city and of the apparent path of the sun in the sky during the period 9 BC to 40 AD. The major conclusions reached by the research project are that: (1) Buchner was wrong to postulate that the Horologium Augusti had a Flavian phase-its date is Augustan; (2) Buchner was correct to postulate a solar alignment between the Ara Pacis and the obelisk, but he erred in detail-the alignment con-cerns not the equinoctial line of a hypothesized horizontal sundial but the axis of symmetry of the Ara Pacis; (3) Buchner's positioning of the meridian and obelisk should be corrected; and (4) once these corrections are made, Buchner's theory that the shadow of the obelisk reached the center of the Ara Pacis on Augustus' birthday is not confirmed. Two independent tests confirming the results obtained from the computer simulation are included in appendices.
L'articolo presenta le ricerche intraprese per determinare la validità della teoria di Edmund Buchner che l'obelisco di Montecitorio fosse allineato all'Ara Pacis in modo tale che il giorno del genetliaco di Augusto (23 settembre secondo Buchner), l'ombra dell'obelisco procedesse lungo la linea equinoziale di una ipotetica meridiana orizzontale iscritta su una pavimentazione monumentale fino a raggiungere il centro dell'Ara Pacis o per lo meno muovendo in questa direzione. Il presente progetto di ricerca ha sviluppato e utilizzato due nuovi rilevamenti indipendenti del frammento di meridiana scoperto da Buchner sotto l'edificio di Via Campo Marzio 48, nonché un nuovo carotaggio e due simulazioni interattive al computer sia di quest'area della città antica che del percorso apparente del sole nel cielo durante il periodo dal 9 a.C. al 40 d.C. Le principali conclusioni sono che: 1) Buchner aveva torto a postulare una fase flavia ed augustea-la data era augustea; 2) Buchner aveva ragione a postulare un allineamento solare tra l'Ara Pacis e l'obelisco, ma ha sbagliato in dettaglio-l'allineamento dipendeva non dalla linea equinoziale dell'orologio ma dall'asse di simmetria dell'Ara Pacis; 3) il posizionamento della meridiana e dell'obelisco proposta da Buchner va corretto e 4) una volta che siano state apportate tali correzioni la teoria di Buchner non è confermata. Due test indipendenti che confermano i risultati ottenuti dalla simulazione al computer si trovano in appendice.
MANIPOLAZIONE E RESTAURO DI STATUE NEL TARDO ANTICO
DI
ORTWIN DALLY*
* ortwin.dally@dainst.de
Partendo dalle terme di Faustina a Mileto, recentemente indagate nell'ambito di un progetto di cooperazione del Deutsches Archäologisches Institut (DAI) - Antikensammlung SMB, si è potuta seguire la trasformazione dell'edificio termale e della sua decorazione, in particolare statuaria, tra il II e l'inizio dell'VIII sec. d.C. Le manipolazioni, consistenti tra l'altro nell'incisione di croci e nell'asportazione di genitali, mostrano l'adeguamento e la percezione delle statue in relazione a nuovi canoni visivi e mutati valori, dove hanno un ruolo importante una diversa perce-zione della nudità e una differente concezione del bagno nel tardo antico e nella prima età bizantina, dimostrando inoltre che a Mileto ci troviamo di fronte a un trend più vasto, che prende velocemente avvio a partire dal V sec. d.C.
Ausgehend von den Faustinathermen in Milet, die im Rahmen eines Kooperationsprojektes des Deutschen Archäologischen Instituts (DAI) und der Antikensammlung SMB jüngst ein-gehender erforscht worden sind, konnte die Umwandlung des Thermengebäudes und dessen Dekoration, vor allem der Statuenausstattung zwischen dem 2. und frühen 8. Jh. n. Chr. verfolgt werden. Die Manipulationen (u.a. die Anbringung von Kreuzen sowie die Entfernung von Genitalien) lassen Rückschlüsse auf eine neue Wahrnehmung der Statuen und einessich verändernden Wertekanons zu. Hier spielt ein sich wandelndes Verständnis des Badens und damit auch der Nacktheit in der Spätantike und der frühbyzantinischen Zeit eine wichtige Rolle. Der in Milet zu beobachtende Trend gewinntim östlichen Mittelmeerraum seit dem 5. Jh. n. Chr.rasch an Fahrt.
NUOVI SCAVI IN QUIRINALE
DI
MARIA GIUSEPPINA LAURO*
* mg.lauro@quirinale.it
Il colle Quirinale, ricco di notevoli vestigia del passato è assai poco documentato dal punto di vista archeologico soprattutto nel settore pertinente al Palazzo del Quirinale. Recenti campagne di scavo, condotte nell'ambito dei Giardini in occa-sione della costruzione di impianti tecnologici, hanno permesso di acquisire per quest'area importanti dati topografici.
Il primo scavo (1998-1999) è situato in un'area compresa tra il Palazzo e l'area della Coffee House. Tale indagine archeologica ha consentito di recuperare cospicui resti di un'elegante domus tardo repubblicana-protoimperiale, i cui apparati decorativi, costituiti essenzialmente da pavimenti musivi, testimoniano la particolare raffinatezza e ricchezza dei proprietari. Tali emergenze monumentali che si collocano in un settore di antichissimo insediamento, sono a loro volta inglobate in successivi edifici di tipo abitativo a carattere intensivo di piena età imperiale su cui si impostano muri di appoggio alle fondazioni degli edifici di età medievale e rinascimentale. Una seconda indagine archeologica (2004-2005) compiuta in una parte del giardino prossima alla 'Lunga Manica', ha confermato la diffusa urbanizzazione del colle in età romana. Nel corso dello scavo è stata rinvenuta una piccola statua frammentaria in marmo bianco raffigurante una figura femminile seduta (II sec. d.C.) che, per alcune caratteristiche iconografiche, sembra potersi individuare come una statua raffigurante una Giunone giovane forse parte di un gruppo scultoreo ispirato alla Triade capitolina.
Quirinale hill, rich in remarkable ancient remains of the past, is generally poorly documented from the archaeological point of view, especially in the area pertaining to the Quirinal Palace. The excavation campaigns, carried out within the Gardens for the construction of technological facilities, have allowed to acquire topographical data for this area.
The first excavation (1998-1999) is located in an area between the Palace and the Coffee House area. This archaeological investigation has allowed to recover the substantial remains of an elegant, late Republican-protoimperial domus, whose decorative apparatus, essentially made up of mosaic floors, witness the particular sophistication and richness of the owners. These discoveries, which are located in an area of ancient settlement, are in turn embedded in successive imperial imperial-style buildings on which walls of support to the foundations of medieval and renaissance buildings are set. A second archaeological investigation (2004-2005) carried out in a part of the garden near 'Lunga Manica', has confirmed the widespread urbanization of the hill in the Roman age. During the excavation a small fragmentary white marble statue depicting a seated female figure (II sec. d.C) was discovered, which for some iconographic features seems to be able to be seen as a statue depicting a young Juno, perhaps part of a sculptural group inspired by the Triade Capitoline.
"HIERAPOLIS ALMA PHILIPPUM". NUOVI SCAVI, RICERCHE E RESTAURI NEL SANTUARIO DELL' APOSTOLO
DI
FRANCESCO D'ANDRIA*
con appendici di M.P. CAGGIA e F. GUIZZI
* francesco.dandria@unisalento.it
p.caggia@ibam.cnr.it
francesco.guizzi@uniroma1.it
Dopo la scoperta, nel 2011, della tomba di S. Filippo, all'interno del grande Santuario bizantino dedicato alla memoria dell'Apostolo, la Missione Archeologica Italiana a Hierapolis ha intensificato, nel corso delle 4 campagne di scavo (2012-2015), le attività di ricerca e restauro, in particolare nell'area della Chiesa costruita intorno al sepolcro. Questo periodo ha visto inoltre uno straordinario sviluppo delle indagini storiche sul primo Cristianesimo nella valle del Lykos ed un intensificarsi delle ricerche archeologiche nelle vicine città di Laodicea e di Tripolis sul Meandro.
In questo quadro di profondo rinnovamento delle conoscenze, di straordinaria importanza è la scoperta, effettuata nel 2015, in un vano all'ingresso della Chiesa, del muro sul quale i pellegrini hanno lasciato numerosi graffiti e iscrizioni dipinte, con riferimenti all'apostolo Filippo e con invocazioni al Signore.
Altri ritrovamenti hanno permesso di accertare che il Santuario era centro di cura e di guarigione, dove si producevano anche sostanze medicinali, distribuite in ap-posite ampolle che recano bolli con l'immagine di S. Filippo.
After the discovery in 2011 of the tomb of St Philip inside the large Byzantine Sanctuary dedicated to the memory of the Apostle, in the course of the 2012-2015 campaigns the Italian Archaeological Mission in Hierapolis intensified its research and restoration activities, espe-cially in the area of the Church around the sepulchre. This period also saw the extraordinary development of historical investigations of early Christianity in the valley of the Lykos and the intensification of the archaeological research in the nearby cities of Laodicea and Tripolis on the Maeander.
Other discoveries have made it possible to verify that the Sanctuary was a centre of health care and healing, with the production of medicinal substances, distributed in special ampullae that bear stamps with the image of St Philip.
SEPOLTURE DEVIANTI IN POZZO A VIBO VALENTIA
DI
PIER GIOVANNI GUZZO*
* pietrogiovanniguzzo@gmail.com
In un pozzo recentemente scavato a Vibo Valentia, chiuso nella prima metà del II secolo a.C., sono stati ritrovati i corpi di due donne. Uno era in posizione contratta; l'altro era privo della gamba sinistra. Si interpreta l'evidenza nel qua-dro più ampio delle 'tombe devianti' all'interno del relativo periodo storico, che include la seconda guerra punica, la fondazione della colonia latina di Valentia, il senatusconsultum de Bachanalibus.
In a recently digged well in Vibo Valentia (Calabria, Italy), closed in the first half of the second Century B.C., two womens' bodies have been found. One was in a shrinked position; the other was lacking her left leg. This evidence is trying to be interpreted in the frame of the broader phenomenon of the 'deviant burials' and related to this particular historical period, that included the second punic war, the foundation of the latin colony of Valentia, the senatusconsultum de Bachanalibus.
DISIECTA MEMBRA DELLA PORTICUS SANCTI PAULI
DI
LUCREZIA SPERA**
SOCIO CORRISPONDENTE
** lucrezia.spera@uniroma2.it
Tra il 2011 e il 2012, uno scavo preventivo condotto dalla Soprintendenza Archeologica di Roma al Lungotevere San Paolo 8, circa 400 m a nord della basilica apostolica, ha portato alla luce un edificio rettilineo, allineato alla sponda fluviale, nel quale è stato possibile riconoscere un settore della porticus tardoantica diretta al santuario. Di questa, ben attestata dalle fonti e documentata da una lunga persistenza di alcune emergenze, poi del tutto scomparse con le trasformazioni urbanistiche del XX secolo, era già stata individuata, pochi anni prima, tra il 2007-2009, durante indagini archeologiche dei Musei Vaticani e del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, un'altra porzione nell'area a sud della chiesa, ma nella sua ricostruzione altomedievale. La ricomposizione di insieme del quadro documentario permette una restituzione organica e per molti versi definitiva del percorso, monumentalizzato per quasi 2,5km dalla porta delle Mura Aureliane, e induce anche ad una riconsiderazione della fonte principale sull'ambizioso progetto edilizio promosso dai tre imperatori Valentiniano II, Teodosio e Arcadio alla fine del IV secolo, il rescriptum al praefectus Urbi Sallustio.
Between 2011 and 2012 the Soprintendenza Archeologica of Rome has directed a preliminary excavation near Via Ostiense, at Lungotevere San Paolo 8, about 400m North of the Apostolic Basilica. This research has brought to light a long building, aligned to the river bank, in which it has been possible to recognise a sector of the late-antique porticus headed to the sanctuary. About this porch where are many litterary sources; the monumental remains, still visible at the end of 19th century, disappeared completely during the urban transformations of the 20th century. Another portion, but relevant to a reconstruction in the Early Middle Age, had been identified in the Southern area of the church during archaeological investigations of the Vatican Museums and of the Pon-tifical Institute of Christian Archeology, between 2007 and 2009. The re-composition of the documentary framework leads to a definitive restitution of the monumental path (it was long about 2.5km from the Aurelian Walls gate to Saint Paul); it helps also to read again the famous rescriptum the Emperors Valentinian II, Theodosius and Arcadius at praefectus Urbi Sallustius, the main source about the lofty building project in Rome at the end of the IVth century.
UN FRONTONE DI ETÀ ARCAICA PER IL TEMPIO DI GIOVE CAPITOLINO
DI
ANNA MURA SOMMELLA*
SOCIO EFFETTIVO
* murasommella@gmail.com
La raffigurazione del Tempio di Giove Capitolino su un denario tardo repubblicano di Petillius Capitolinus, emesso dalla zecca di Roma nel 43 a.C., ha permesso di identificare, nello spazio frontonale di questo edificio, una inedita decorazione caratterizzata dal mito della Gorgone, sintetizzato nella rappresentazione della 'corsa in ginocchio'.
Questa iconografia, che caratterizza alcuni edifici templari di epoca arcaica in ambito Mediterraneo, è conservata, nella sua interezza, nel frontone occidentale del tempio di Artemide a Corfù ed era già nota anche a Roma, nel tempio arcaico di Mater Matuta nel Foro Boario.
La anomala presenza di un'iconografia di tipo arcaico sul Tempio Capitolino nel suo aspetto tardo repubblicano, ricostruito da Catulo nel 69 a.C., a seguito della sua distruzione in epoca sillana, è stata affrontata e risolta grazie anche al con-tributo delle fonti antiche. Determinante si è rivelata la testimonianza di Dionigi di Alicarnasso che, dopo un'ampia descrizione della fase costruttiva del tempio di Giove ad opera dei Tarquini nel VI secolo a.C., afferma che questo tempio fu ricostruito da Catulo « sulle stesse fondamenta di quello dei padri e differiva da esso soltanto per la preziosità del materiale utilizzato ».
In queste parole di Dionigi sono sintetizzati i dati fondamentali che consentono di affermare come il Tempio tardo repubblicano fosse identico, per dimensioni e apparato decorativo, a quello innalzato dai Tarquini nel VI secolo a.C.
La presenza, sul frontone del Tempio Capitolino all'epoca della dominazione dei Tarquini, di un motivo decorativo che si ispira al mito della Gorgone di derivazione corinzia, ripetuto su ben due importanti edifici templari di Roma, trova la sua chiave di lettura nell'origine corinzia dei Tarquini. Questa dina-stia vantava infatti una discendenza dalla nobile stirpe dei Bacchiadi, signori di Corinto, diventati esuli dopo la presa del potere da parte del nuovo tiranno Cipselo. Con il mito della Gorgone che dominava sul più importante tempio della città questi re vollero lasciare un segno indistruttibile del loro nome e della loro nobile stirpe.
The representation of the Temple of Jupiter Capitolinus on a Late Republican denarius of Petillius Capitolinus, issued by the mint of Rome in 43 B.C., has allowed the identification, in the pediment of this building, of an unpublished decoration featuring the myth of the Gorgon in typical running pose.
This iconography, which characterizes some temple buildings of Archaic date in the Mediterranean region, preserved in its entirety in the western pediment of the temple of Artemis on Corfu, was already known also at Rome, in the Archaic temple of Mater Matuta in the Forum Boarium.
The anomalous presence of an Archaic type of iconography on the Capitoline temple in its Late Republican version, reconstructed by Catulus in 69 A.D. following its destruction in the period of Sulla, has been addressed and resolved thanks also to the contribution of ancient sources. Crucial is the testimony of Dionysius of Halicarnassus who, after a long description of the construction phase of the Temple of Jupiter by the Tarquins in the 6th cent. B.C., states that this temple was rebuilt by Catulus « on the same foundations as that of the fathers and differs from it only in the use of more precious materials. »
In these words of Dionysius are synthesized the fundamental data that allow us to assert that the Late Republican temple was identical, in dimensions and decoration, to that built by the Tarquins in the 6th cent. B.C.
The presence in the pediment of the Capitoline Temple, in the period of Tarquin rule, of a decorative motif that is inspired by the myth of the Gorgon, of Corinthian origin, repeated on at least two important temple buildings in Rome, finds the clue to its reading in the Corinthian origin of the Tarquins. This dynasty in fact prided itself on its descent from the noble lineage of the Bacchiads, rulers of Corinth, forced into exile after the new tyrant Cypselus took power. With the myth of the Gorgon that dominates the most important temple of the city, these kings wished to leave an indestructible token of their name and of their noble lineage.
NUOVE RICERCHE NELLA BASILICA DI PAPA MARCO SULLA VIA ARDEATINA: LA TOMBA "DEI GIOIELLI" E IL RIUSO DI UN ACQUEDOTTO ROMANO
DI
VINCENZO FIOCCHI NICOLAI*
SOCIO EFFETTIVO
E
ALESSANDRO VELLA**
* fiocchi.nicolai@tiscali.it
** alessandro.vella@scv.va
I recenti scavi presso la basilica circiforme della via Ardeatina, fondata nel 336 da papa Marco, hanno portato al rinvenimento di un sepolcro eccezionale, riadattato nel pozzo di ispezione di un preesistente acquedotto sotterraneo. Quest'ultimo, databile alla prima metà del III sec., fu intercettato dagli operai impegnati nella costruzione della basilica, che lo spogliarono dei materiali 'riciclabili' e graffirono al suo interno figure umane, oltre che un pesce e un recipiente. Il pozzo fu quindi trasformato in un ampio sepolcro con loculi alle pareti, dotato di una breve galleria rimasta inutilizzata. Sul fondo trovò sepoltura, tra gli altri, una donna, presso il cui corpo vennero sistemati due gruppi di gioielli, comprendenti una pregevole collana d'oro con fermaglio ornato da chrismon. Le modalità di deposizione fanno ritenere che questa sepoltura - così come quelle dei due individui sovrastanti - sia avvenuta frettolosamente, in circostanze difficili da determinare.
Recent excavations in the ambulatory basilica of the via Ardeatina, founded by Pope Marcus in 336, led to the discovery of an exceptional tomb, adapted from the inspection well of a pre-existing underground aqueduct. The latter, dating back to the first half of the 3rd century, was intercepted by the workers involved in the construction of the basilica, who plundered 'recyclable' materials and scratched human figures, a fish and a vessel on the walls of the tunnel. The well was then transformed into a large tomb with loculi on the walls and a short gallery left unused. Among other deceased, the body of a woman was laid on the ground of the tomb and two groups of jewels were arranged next to her, including a precious golden necklace with a clasp decorated with chi-rho. The depositional features - as well as those of two superimposed individuals - suggest that this burial has been made hastily, in circumstances that are difficult to determine.
AD LOCUM OPTIMUM VALDEQUE MUNITUM: NUOVI DATI SULLA FONDAZIONE
DI LEOPOLI-CENCELLE
DI
MARIA DONATELLA GENTILI*
MARIA CARLA SOMMA**
FRANCESCA ROMANA STASOLLA***
* maria.donatella.gentili@uniroma2.it
** mariacarla.somma@unich.it
*** francescaromana.stasolla@uniroma1.it
Leopoli-Cencelle è un sito archelogico posto sui Monti della Tolfa, 80 km a nord di Roma, oggetto di scavi dal 1994 a cura del Dipartimento di Scienze dell'Antichità dell'Università di Roma Sapienza. Deve la sua fondazione come civitas a papa Leone IV, alla metà del IX secolo, e prosegue la sua vita urbana fino almeno alla metà del XV secolo, ma le indagini archeologiche hanno prodotto nuovi dati per la conoscenza del suo processo fondativo. Vengono presentate le preesistenze etrusche, romane e tardoantiche, ormai acclarate, che hanno costituito elementi condizionanti nella scelta del sito sul quale impiantare la nuova città, selezionando anche strutture e manufatti inediti. Ci si sofferma in particolare sulla presenza dei resti etruschi, che permettono ormai di valutare la consistenza dell'insediamento etrusco che ha costituito la prima cospicua antropizzazione organizzata della collina. Vengono quindi analizzate le ragioni della scelta locazionale della città alla luce della gestione pontificia del territorio del Ducato Romano, della situazione possessoria e della sua organizzazione agraria. Particolare attenzione viene posta sulle dinamiche che hanno condotto i vescovi di Roma ad identificare quest'area per un insediamento dalle forti caratteristiche simboliche, ma che rappresenta anche un elemento significativo ai fini del popolamento e dello sfruttamento del territorio.
Leopoli-Cencelle is an archaeological site in Monti della Tolfa, in Northen Latium, 80 km from Rome. From 1994 archaeological excavations are carried out by University of Rome Sapienza - Department of Antiquity. In the mid of IXth century pope Leone IV founded a civitas, a town whit continuity of life to the mid of XVth century al least. Archaeological excavations have given new evidences for the origin of the settlement. The article has illustrates Etruscan, Roman and Late roman remains, which are the main factor in the choice of the urban site. Particular attention shall be given to dynamics of choice by popes about symbolic elements, but also settlement mentality and agrarian exploitation.
LA FINE DEL RITRATTO ANTICO A OSTIA
DI
ILARIA ROMEO*
* ilaria.romeo@unifi.it
Il dibattito su Ostia tardoantica ha conosciuto in anni recenti uno straordinario sviluppo e ha arricchito di inedite prospettive la conoscenza degli ultimi secoli di vita della città. Questi nuovi dati, insieme al grande impulso conosciuto dallo studio della ritrattistica tra III e V secolo d.C., consentono dunque di affrontare il tema dell'ultima ritrattistica ostiense da una nuova e stimolante molteplicità di prospettive. Il contributo presenta risultati preliminari sulla ritrattistica ostiense tra III e VI secolo d.C., con riferimento a cronologia, contesto, tecnica e soggetti.
The current debate about late antique Ostia has witnessed an extraordinary development and has greatly enriched our understanding of the last centuries of the city. This, together with the new results achieved in the study of late antique portraiture, makes it now possibile to study Ostia's last portraits from a wider perspective than in the past. This paper will present preliminary results about chronology, context, techniques and honorands of Ostian portrait statues, between the 3rd and the 6th centuries A.D.
FORI IMPERIALI E RESTAURO. GLI INTERVENTI DELLA SOVRINTENDENZA AI BENI CULTURALI DI ROMA CAPITALE NELL'ULTIMO DECENNIO (2006-2017)
DI
ROBERTO MENEGHINI**
** roberto.meneghini@comune.roma.it
Nell'ultimo decennio la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale ha realizzato il restauro del pavimento in opus sectile di età tetrarchica del portico meridionale del Foro di Cesare e degli intonaci con graffiti antichi della c.d. Basilica Argentaria insieme al restauro del pavimento marmoreo della piazza e dei portici del Foro di Augusto. Nel Templum Pacis è stata effettuata l'anastilosi di sette colonne del portico occidentale mentre, nel Foro di Traiano, si sta completando il progetto per l'anastilosi di parte della Basilica Ulpia ed è stato iniziato lo scavo del tratto settentrionale di via Alessandrina.
Over the past decade, the Superintendence at BBCC of Roma Capitale has completed the restoration of the marble floor in opus sectile of the tetrarchic age of the southern portico of the Forum of Caesar and of the plasterwork with antique graffiti of the c.d. Basilica Argentaria together with the restoration of the marble floor of the square and the arcades of the Forum of Augustus. Templum Pacis has been subjected to anastilosis of seven columns of the western porch while in the Forum of Trajan completing the project for anastilosis of part of the Basilica Ulpia and the excavation of the northern section of the via Alessandrina has begun.
WINCKELMANN A ROMA. I PRIMI ANNI, IL CONCETTO DI LIBERTÀ, LA BIBLIOTECA VATICANA E IL MUSEO PROFANO
DI
BRIGITTE KUHN-FORTE*
* kuhn@biblhertz.it
La scelta del tema "Winckelmann a Roma" in occasione del trecentenario della nascita del grande studioso tedesco non è casuale: egli stesso considerava la sua vera nascita non il 9 dicembre 1717, bensì il 18 novembre 1755, quando varcò Porta del Popolo, come sostiene parecchi anni più tardi in due lettere (1762, 1764) e nelle Annotazioni sulla Storia dell'Arte nell'Antichità (Anmerkungen über die Geschichte der Kunst des Alterthums, Dresda 1767). Data la vastità dell'argomento il contributo intende concentrarsi sulla persona e sull'impatto che - dopo anni in gran parte molto duri in Germania - nei primi tempi del soggiorno romano (1755-1768) hanno avuto su di lui la città desiderata da anni e i suoi tesori d'arte (quasi esclusivamente la scultura antica), basandosi sulle testimonianze dirette che si ricavano dalle sue lettere (anche nella loro versione originale in tedesco); impatto che, dopo un breve periodo di visite intense, lo portò a diventare di nuovo scrittore e lo portò all'apice della Storia dell'Arte nell'Antichità (Geschichte der Kunst des Alterthums, 1a ed. Dresda 1764; 2a ed. postuma, Vienna 1776); inoltre dare uno sguardo ai primi scritti romani e ai loro risultati sull'archeologia moderna, e accennare al concetto di libertà che si ricava dalla Storia dell'Arte nell'Antichità e dalla sua corrispondenza; infine riassumere brevemente i rapporti di Winckelmann con il Vaticano: i suoi per anni vani tentativi di poter studiare i codici greci e latini inediti della Biblioteca Apostolica Vaticana, la sua nomina a Commissario delle antichità (1763), i vari incarichi nella Biblioteca Apostolica Vaticana e infine il suo ruolo, insieme con il cardinale Alessandro Albani, nel costituendo Museo Profano, annesso alla Biblioteca. Nella Geschichte Winckelmann integra l'acuta analisi stilistica e l'interpretazione icono-grafica del singolo artefatto in una narrazione storica, che oltrepassa la storia dell'arte (la quale include il concetto di una periodizzazione - inizio, avanzamento e declino -, l'indagine sulla mutazione dei stili nel tempo e nei diversi popoli, i relativi artisti), e comprende - nella seconda parte e per l'arte greca e romana - il contesto: la storia politica, gli aspetti sociali e culturali, in senso largo una Kulturgeschichte con migliaia di referenze letterarie, ma dove l'opera d'arte è sempre al centro dell'attenzione.
Die Wahl des Themas "Winckelmann in Rom" anläßlich des 300. Geburtstages des großen deutschen Wissenschaftlers ist nicht zufällig: tatsächlich datierte Winckelmann den wahren Tag seiner Geburt nicht am 9. Dezember 1717, sondern am 18. November 1755, als er durch die Porta del Popolo die Ewige Stadt betrat; so erklärte er in zwei Briefen (1762, 1764) und in den Anmerkungen über die Geschichte der Kunst des Alterthums (Dresden 1767).
Angesichts der Fülle des Themas konzentriert sich der Beitrag, basierend auf den direkten Quellen seiner Briefe (auch in deutscher Version), auf die Person Winckelmanns und auf den starken Eindruck, den am Beginn des römischen Aufenthaltes - nach großteils schwierigen Zeiten in Deutschland - die seit Jahren ersehnte Stadt und ihre Kunstschätze (fast auschließlich antike Skulptur) auf ihn übten und ihn so, nach einer kurzen Periode des Nur-SEHENS, wieder zum Schriftsteller werden ließen und ihn zu seinem Hauptwerk, der Geschichte der Kunst des Alterthums (Dresden 1764; Wien 1776) führten. Es werden die ersten Werke der römischen Zeit und ihr Einfluss auf die Altertumswissenschaft erwähnt sowie Winckelmanns Konzept der Freiheit, wie es der Geschichte der Kunst des Alterthums und seiner Korrespondenz zu entnehmen ist. Schließlich sollen kurz die Beziehungen Winckelmanns zum Vatikan zusammen-gefasst werden: seine jahrelang ergebnislosen Bemühungen, die unpublizierten griechischen und lateinischen Manuskripte der Vatikanischen Apostolischen Bibliothek konsultieren zu dürfen; seine Ernennung zum päpstlichen Präsident der Altertümer (Commissario delle Antichità della Camera Apostolica; 1763), die diversen Stellen in der Vatikanischen Bibliothek und zuletzt der Anteil, den er gemeinsam mit Kardinal Alessandro Albani am Aufbau des der Bibliothek angeschlossenen Museo Profano gehabt haben könnte.
In der Geschichte integriert Winckelmann die präzise stilistiche Analyse und ikonographische Deutung des einzelnen Kunstwerks in eine narrative Darstellung der Geschichte, die über eine Kunstgeschichte (mit der Periodisierung "Anfang, Fortgang und Verfall", der Untersuchung der Veränderung der Stile im Verlauf der Zeit und bei den diversen Völkern, den Künstlern) hin-ausgeht und - im 2. Teil mit Bezug auf die griechisch eund römische Kunst - auch den Kontext mit einbezieht: Politik, soziale und kulturelle Aspekte, in weitem Sinn eine Kulturgeschichte, mit tausenden von literarischen Referenzen, in der aber das Kunstwerk immer im Mittelpunkt steht.
FORO TRAIANO: ORGANIZZAZIONE DEL CANTIERE E APPROVVIGIONAMENTO DEI MARMI ALLA LUCE DEI RECENTI DATI DI PALAZZO VALENTINI
I
IL CANTIERE, L'APPROVVIGIONAMENTO DEI MARMI, IL TRASPORTO E I COSTI DEI GRANDI MONOLITI IN GRANITO DEL FORO E IN SIENITE
DI
PATRIZIO PENSABENE*
SOCIO EFFETTIVO
e
JAVIER Á. DOMINGO**
* patrizio.pensabene@uniroma1.it;
** javdomingo78@gmail.com
Dopo la pubblicazione delle indagini archeologiche nell'area del Palazzo Valentini, illustrate, con alcune novità, nel contributo di P. Baldassarri in questa stessa sede, il Foro Traiano e soprattutto l'esistenza del tempio che chiude il lato nord del complesso, sono tornati a focalizzare l'interesse dei ricercatori. Nel nostro contributo trattiamo dell'organizzazione amministrativa statale che permise la costruzione di questo enorme foro+ e, specificamente, di un tempio gigantesco con fusti alti 50 piedi. Per lo sviluppo del cantiere era necessario un perfetto coordinamento fra tutti gli attori protagonisti del processo costruttivo (casa imperiale, curatores, architetti, operai, mercatores, ecc.). Ricostruendo specificatamente l'impianto di quella parte del can-tiere destinata al tempio abbiamo realizzato una migliore conoscenza non soltanto del processo costruttivo, ma anche dell'investimento finanziario: in quest'ambito il nostro contributo ha affrontato il costo di ogni singola colonna del tempio.
Tras la publicación de las investigaciones arqueológicas llevadas a cabo en el área de Palazzo Valentini, presentadas, con algunas novedades, en el trabajo de P. Baldassarri en esta misma sede, el Foro de Trajano y especialmente la existencia del templo que cerraría el lado norte del conjunto, han vuelto a focalizar el interés de los investigadores. En nuestro estudio ana-lizaremos la organización administrativa estatal que permitió la construcción de este enorme foro y, específicamente, un templo gigantesco con fustes con una altura de 50 pies.
Para el desarrollo de las obras era necesaria una perfecta coordinación entre todos los actores protagonistas del proceso constructivo (casa imperial, curatores, arquitectos, obreros, mercatores, etc.). Reconstruyendo específicamente aquella parte de la obra destinada al templo hemos obtenido un mejor conocimiento no sólo del proceso constructivo, sino también de la inversión financiera reali-zada: concretamente, nuestro estudio ha afrontado el coste de cada una de las columnas del templo.
Following the publication of the archaeological investigation into the area of Palazzo Valentini, presented with certain new information in P. Baldassarri's study of the same site, Trajan's Forum, and especially the existence of the temple that would have enclosed the northern side of the complex, have once again focused the attention of researchers. In our study, we analyse the state administrative organisation that allowed the construction of this huge forum and, specifically, a massive temple with 50-foot-high column shafts.
To execute the construction, perfect coordination would have been necessary between all the actors involved the process (the imperial household, curatores, architects, labourers, mercatores, etc.). By reconstructing specifically that part of the project involving the temple, we have been able to increase our knowledge, not only of the construction process, but also of the financial investment required. Our study specifically looked at the cost of each of the temple columns.
TEMPLUM DIVI TRAIANI ET DIVAE PLOTINAE: NUOVI DATI DALLE INDAGINI ARCHEOLOGICHE A PALAZZO VALENTINI
DI
PAOLA BALDASSARRI*
* p.baldassarri@cittametropolitanaroma.gov.it
Le indagini archeologiche in corso nei sotterranei di Palazzo Valentini, in particolare sui lati meridionale, verso la Colonna Traiana, e occidentale, hanno messo in luce strutture murarie di fondazione pertinenti al podio e alla scalinata di accesso di un edificio della prima età adrianea a ridosso, verso nord, del cortile della Colonna Traiana. La tipologia delle strutture, la tecnica edilizia, la consonanza di orientamento e la vicinanza suggeriscono l'appartenenza dell'edificio al Foro Traiano e riaprono la questione ancora irrisolta dell'esistenza e della configurazione del Templum divi Traiani et divae Plotinae, eretto per volere di Adriano dopo la morte dei genitori adottivi. Le strutture rinvenute consistono in un sistema di ambienti voltati a botte e a crociera che si dispongono lungo l'asse del Foro Traiano e si collegano a volte rampanti realizzate contro terra su fondazioni a telaio: dal quadro d'insieme si deduce che l'edificio di pertinenza fosse un grande tempio con fronte ottastila orientato verso il Foro Traiano e collegato direttamente al cortile della Colonna coclide. Una serie di elementi architettonici possono essere ricollegati all'edificio, in particolare fusti monolitici di colossali colonne in granito grigio del Mons Claudianus, i cui resti sono venuti in luce a più riprese nell'area di Palazzo Valentini, anche nelle attuali indagini. Problematici restano al momento sia una ricostruzione dell'elevato sia l'inserimento dell'edificio nel contesto circostante; sicura comunque è una nuova configurazione dell'area a nord del cortile della Colonna Traiana in età adrianea, con la realizzazione di un terrazzamento artificiale probabilmente a livello della grande piazza traianea.
The recent excavations carried out by the Città Metropolitana di Roma Capitale in the cellars on the south side of Palazzo Valentini, have revealed structures dating from the early Hadrian's age, which belong to the staircase and podium of a temple lying to the North of the court of Trajan's Column. Presumably, this building is the well-known and discussed Temple of Trajan and Plotina divi, which Hadrian dedicated to his adoptive parents after their death and consecratio. A large foundation made of strong conglomerate, and a system of sloping vaults and barrel vaults linked on the north side to underground rooms covered by cross vaults, suggest that the temple was a very large peripteral building with an octastyle front on the south side, rising from a high podium accessible through a staircase. The most distinguishing architectural elements related to the temple are huge grey granite monolithic columns discovered in the area around Palazzo Valentini from the sixteenth century onwards. The surrounding context, where some relics of the previous urbanization are still to be found, was arranged in early Hadrian's time on its own level, which presumably corresponds to the square of Trajan's Forum and to the recently discovered building complex of the so-called Athenaeum.
IL RESTAURO DELLA TOMBA "DEGLI AELII" NELLA NECROPOLI DI SAN PIETRO ALLA LUCE DEI RECENTI RESTAURI
DI
PIETRO ZANDER*
SOCIO CORRISPONDENTE
* pietro.zander@fsp.va
Il restauro della Tomba E o "degli Aelii" nella necropoli sotto la basilica di San Pietro in Vaticano ha rappresentato un momento "unico" e "irripetibile" di conoscenza, portando a una migliore lettura delle raffinate decorazioni pittoriche, al recupero di inediti particolari figurativi e ad una più approfondita valutazione del corredo epigrafico. In particolare si segnala la straordinaria scoperta, nei tamponamenti terragni e cementizi di due nicchie della parete ovest, di due urne cinerarie di alabastro egiziano in forma di anfora con beccuccio, una delle quali ancora sigillata con piombo. Sale pertanto a quattro il numero delle urne di alabastro restituite da questo sepolcro della prima metà del II secolo. Il contesto archeologico fornisce al riguardo utili elementi di datazione e di studio per questa classe di materiali, offrendo nel contempo, attraverso il confronto con altri ritrovamenti documentati, importanti informazioni sulle modalità di occultamento di tali preziosi vasi, in parte dovute alla volontà di garantire una migliore conservazione dei resti combusti del defunto. Sull'anfora di alabastro sigillata, che si è deciso di non aprire e di ricollocare nel vano della nicchia che l'aveva custodita per quasi diciotto secoli, sono state individuate le impronte di un tessuto intriso di gesso. Ispezionando il contenuto della seconda urna alabastrina e delle sottostati olle cinerarie, si è potuta accertare una meticolosa cura nel separare le ossa (collocate nell'urna di alabastro) dagli altri resti combusti (raccolti nelle olle di terracotta), che comprendevano anche listelli di osso intagliato riferibili alla decorazione della lettiga sulla quale venne cremato il defunto. Il restauro ha infine rivelato altre interessanti testimonianze sui riti funerari romani.
The restoration of the Tomb E or"of the Aelii" in the necropolis under St. Peter's Basilica in the Vatican (January-July 2016) represented a "unique" and "unrepeatable" moment of knowledge, leading to a better reading of the sophisticated pictorial decorations, to the recovery of novel figurative details and to a more thorough evaluation of the epigraphic apparatus. In particular, to be noted is the exceptional discovery, in the earthenware and cement tampons of two niches in the west wall, of two Egyptian alabaster urns in the form of an amphora with a spout, one of which is still sealed with lead. Thus, the number of alabaster urns discovered in this tomb of the first half of the 2nd century, has now reached four. In this connection the archaeological context provides useful dating and study elements for this class of materials, while at the same time providing, by a comparison with other documented findings, important information on the methods used to conceal these precious vessels, partly due to the desire to guarantee a better preservation of the burnt remains of the deceased. On the sealed alabaster amphora, which it was decided not to open and to relocate in the niche space that had kept it for almost eighteen centuries, the imprints of a fabric soaked with gypsum have been identified. By inspecting the contents of the second alabaster urn and the cinerary urns beneath, one could establish that a meticulous care was taken to separate the bones (located in the alabaster urn) from the other burnt remains (collected in the terracotta urns), which also included strips of carved bone which are related to the decoration of the litter on which the deceased was cremated. All in all, the restoration has revealed other interesting testimonies on Roman funeral rites.
L'USO EPIGRAFICO DELL'ETRUSCO NELLA ROMA DEI TARQUINI
DI
GIOVANNI COLONNA*
SOCIO EFFETTIVO
* colonnagiovanni@fastwebnet.it
Le iscrizioni etrusche rinvenute a Roma documentano la reale presenza nella città, al tempo di Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo, di una consistente comunità di etruscofoni.
The etruscan inscriptions found at Rome witness the real presence in the town, at the time of Tarquinius Priscus, Servius Tullius and Tarquinius Superbus , of many people speaking etruscan.
INVERSIONE DELLA NORMA ED INTEGRAZIONE SOCIALE: PER UN'INTERPRETAZIONE DEI TEMPLI A CELLA TRASVERSALE
DI
FRANCESCO MARCATTILI **
** francesco.marcattili@unipg.it
Nel contributo si considerano i diversi esempi di templi a cella trasversale attestati a partire dal II secolo a.C. e si dimostra come la scelta di tale peculiare planimetria sia determinata da logiche religiose e, in particolare, dall'applicazione dei principi di inversione della norma ed eccezione rituale. Grazie all'esame delle fonti storiche e dei dati archeologici disponibili, si rileva infatti che le divinità titolari delle aedes a cella trasversale note (Veiove, Esculapio, Dioscuri, Diana, Apollo) risultano preposte alla purificazione/integrazione di gruppi ed individui marginali o esterni alla comunità (schiavi, supplici, malati, ecc.), ovvero alle prassi del diritto d'asilo e della manumissio. Si indaga quindi il caso di inversione della norma del tempio tiberiano della Concordia Augusta, che anche dal punto di vista architettonico sembra voler cancellare la memoria e le conseguenze delle sanguinose sedizioni collegate alla dedica del precedente tempio (di impianto canonico) di L. Opimio: console che, consacrando alla Concordia un santuario dopo la strage di C. Gracco e dei suoi partigiani (121 a.C.), aveva violato l'essenza stessa della divinità tutelare dei patti e della pacificazione tra le classi.
In this paper the different types of transverse cella temples, introduced in Latium during the 2nd century B.C., are examined and the choice of such a peculiar plan is shown to have been determined by religious logic and, in particular, by the application of principles of inversion of the norm and ritual exception. Thanks to the study of historical sources and the available archaeological data, it has been observed that the deities that the transverse cella aedes were dedicated to (Vediovis, Aesculapius, Dioscuri, Diana, Apollo) were responsible for the purification/integration of marginal or outcast groups and individuals (slaves, supplicants, sick people, etc.) and for the practice of the right to asylum and of the manumissio. Then, the case of the inversion of the Tiberian temple of the Concordia Augusta is considered. Also from the architectural point of view, this temple seemed to try to cancel the memory and the consequences of the bloody uprising linked to the dedication of the previous temple (with a canonical plan) of L. Opimius, the consul who, by conse-crating the shrine of the Concordia after the massacre of C. Gracchus and his followers (121 B.C.), had violated the very essence of the tutelary goddess of the pacts and of the pacification among the classes.
DUE BRONZETTI DI ERCOLE DA CARLANTINO (FG) E LA PROBLEMATICA DELLA PRESENZA SANNITICA NEL SUO TERRITORIO E NELLA DAUNIA
DI
GENNARO TARASCO*
* gennaro.tarasco@virgilio.it
Nel territorio di Carlantino (Puglia settentrionale) sono stati rinvenuti due bronzetti raffiguranti Ercole. Le due statuine, ascrivibili nel novero dei bronzi votivi sabellici, si inseriscono nella problematica della presenza sabellica o sannitica nella Daunia preromana. In accordo con quanto presupposto da alcuni studiosi a proposito della confinante area sannitica, il culto di Ercole nella Daunia e i relativi bronzetti vengono comunemente associati ai tratturi e alla transumanza. Al riguardo, è stato precisato che quantunque i tratturi costituiscano i principali veicoli di diffusione di tali oggetti, la loro giacitura in alcuni casi potrebbe essere imputabile ad altre motivazioni. Nel caso di Carlantino, l'eterogeneità delle evidenze che rimandano al mondo sannitico e la lunga durata delle attestazioni, che vanno dal VI sec. a.C. al I sec. a.C., inducono a ritenere che in questo territorio vi fosse una reale presenza di genti di origine sannitica. Tuttavia, i due bronzetti di Ercole testimoniano, al momento, 'solamente' la diffusione di elementi di cultura sannitica anche nell'am-bito della sfera del sacro.
Two small bronze sculptures of Hercules have been discovered in the area of Carlantino, situated in northern Puglia. The statuettes, referring to the number of sabellian votive bronze, can be included in the discussion about sabellian or samnite presence in the preroman Daunia. According to the opinion of some scholars about the neighbouring samnite area, the cult of Hercules and the related small bronzes are usually associated to the sheep-track and transumance. Although sheep-track are considered the main vehicle for the diffusion of such objects, the relation between sheep-track and small bronze sculptures can not be considered as the only motivation for such findings. In the case of Carlantino, the heterogeneity of archaeological documentation about samnite and the length of attestations, dating back from Sixth century BC to the First century BC, suggest the real presence of people belonging to samnite origins. The two small bronze sculptures, however, testify 'only' the diffusion of samnite elements also in the sphere of sacre.