I N D I C E
Elenco degli Accademici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . V
Consiglio Accademico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XIII
Verbali delle adunanze pubbliche . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . .. . . . . .. . . XV
COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE
G. Colonna, Lanuvio: nuovi dati sul tempio tardo-arcaico di Giunone Sospita e su
scoperta e contenuto della tomba del Guerriero . . . . . . . . . 3
F. Bubenheimer-Erhart, D. Maras, Human-mask mugs: egyptian models for etruscan
(and roman) craftmanship . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51
V. Pace, Scenografia della Passione. La tavola cremonese di Sant’Agata .. 107
F. Zevi, Sui ritratti ostiensi creduti di Plotino . . . . . . . . . . 137
A. Mastino, I decenni tra l’esilio in Sardegna di Callisto e quello di Ponziano: i rapporti
tra cristiani e pagani e la ricostruzione del Tempio Nazionale del Sardus Pater
presso i metalla imperiali . . . . . . . . . . . . . . . . . . 159
P. Siniscalco, San Massimiliano di Tebessa: un obiettore di coscienza dei primi secoli
cristiani? Nuove ricerche . . . . . . . . . . . . . . . . . . 187
F. Slavazzi, La villa della Grotta a Sperlonga: nuove indagini . . .. . . . . . . . . . . 203
C. Pavolini, Gli hymnologi di Cibele a Roma . . . . . . . . . 221
P. Bartoloni, F. Cenerini, S. Cisci, R. Martorelli, Storia e archeologia di Sant’Antioco:
dai nuraghi all’alto medioevo
I. P. Bartoloni, Sulky città fenicia in Sardegna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 243
II . F. Cenerini, Sant’Antioco romana . . . . . . . . . . . . . . . . 257
III . S . Cisci, R. Martorelli, Sulci in età tardo antica e bizantina . . . . . 277
S. Stopponi, F. Roncalli, Il santuario di Campo della Fiera a Orvieto
I. S . Stopponi, Nuovi dati dallo scavo e nuove riflessioni sui culti . . . . . 333
II . F. Roncalli, Artisti e devoti al Fanum Voltumnae . . . . . . . . . . . . . . . 357
A. Felle, Epigrafi dalla catacomba di S. Gennaro a Napoli. Status quaestionis e nuove acquisizioni
per l’edizione nelle Inscriptiones Christianae Italiae . . . . . . 389
L. Chioffi, Epigrafi tra Roma e Anzio: note a margine . . . . . . . . 423
F. Guidobaldi, A. Sabbi, Cripte semianulari e altri ambienti devozionali ipogei o semipogei
delle chiese di Roma dall’età paleocristiana al Medioevo: aspetti tipologici
e cronologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . 443
R.T. Ridley, The ‘discoveries’ of the Porta Capena . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . 567
C. Salvetti, La rappresentazione del labirinto e della cinta muraria in un mosaico
romano da S. Giovanni in Laterano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 587
COMMEMORAZIONI
L. Sperti, Gustavo Traversari (1925-2015) . . . . . . . . . 613
E. La Rocc a, Luigi Beschi (1930-2015) . . . . . . . . . 617
G. Capriotti Vittozz i, G. Zaki, Fabrizio Sergio Donadoni (1914-2015) . .. . . 621
F. Coarelli, Emilio Rodríguez Almeida (1930-2016) . . . . . . 629
LANUVIO: NUOVI DATI SUL TEMPIO TARDO-ARCAICO DI GIUNONE SOSPITA
E SU SCOPERTA E CONTENUTO DELLA TOMBA DEL GUERRIERO1
DI
GIOVANNI COLONNA*
SOCIO EFFETTIVO
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Dopo alcune considerazioni sul nome e sulla particolare forma urbana di Lanuvio, posta in relazione con un antico tratturo proveniente da Praeneste, si prendono in esame gli scavi recentemente compiuti nel tempio di Giunone Sospita, rilevando che la pianta a due celle del 500 circa a.C. presuppone un partner della dea da ravvisare nel famoso serpente, trasferito, quando il tempio verso il 330 a.C. è divenuto a cella unica, in una grotta in loc. Pantanacci, in cui si è rinvenuto il suo simulacro assieme a un ricco deposito votivo. Nella seconda parte del contributo si dà conto delle novità emerse dalle carte di A.L. Pietrogrande, all’epoca Ispettore della Soprintendenza alle Antichità di Roma, concernenti la scoperta nel 1934 della tomba del Guerriero, la consistenza della sua suppellettile e le vicende del relativo restauro, concludendo che le peculiarità dell’armamento rendono verosimile la provenienza del personaggio dal Piceno e il rango di comandante dei Lanuvini nelle guerre contro i Volsci.
Parole chiave: Lazio antico, transumanza, Praeneste, serpente sacro, armi da parata, Volsci.
After some considerations on the name and the particular shape of Lanuvio, related to an old track from Praeneste, the recent excavations in the temple of Juno Sospita are analyzed.The plan with two cells (500 BC) suggests a goddess partner, maybe the famous snake, transferred in a cave in the loc. Pantanacci when the temple becomes with a single cell (about 330 BC). In this cavewas found its statue along with a rich votive deposit. In the second part of the contribution the new data emerging from documents of A.L. Pietrogrande – then Inspector of the Superintendency of Antiquities of Rome – concerning the discovery in 1934 of the Tomb of the Warrior, the amount of its furnishings and the story of its restoration. The peculiar armament suggests the origin of the man from the Piceno and his rank as a commander of the Lanuviniin the wars against the Volsci.
Keywords: Latium Vetus, transhumance, Praeneste, sacred serpent, parade armour, Volsci.
* colonnagiovanni@fastwebnet.it
HUMAN-MASK MUGS: EGYPTIAN MODELS FOR ETRUSCAN (AND ROMAN) CRAFTSMANSHIP 1
DI
FRIEDERIKE BUBENHEIMER-ERHART*
e
DANIELE FEDERICO MARAS **
SOCIO CORRISPONDENTE
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Le tazze a maschera umana sono un gruppo di vasi noto da una cinquantina di esemplari in bucchero e ceramica etrusco-corinzia, diffuso in Etruria meridionale e nel Lazio nel corso dell’Orientalizzante Recente. Gli autori dimostrano che il modello di tale forma vascolare va ricercato nei cosiddetti “vasi di Bes”, prodotti in Egitto nel Periodo Tardo, proseguendo una tradizione più antica. La diffusione di modelli e iconografie egizie è una conseguenza del rinnovato contatto con le culture mediterranee, elleniche e anelleniche, che caratterizza la XXVI Dinastia saitica. Officine produttrici di tazze a maschera umana sono state identificate a Caere per il bucchero e a Veio per la ceramica dipinta, nell’ambito del ciclo etrusco-corinzio dei Rosoni. Le tazze appartengono a una serie di vasi plastici configurati di tradizione egittizzante, comprendente anche i balsamari a forma di scimmia, ariete, cervide. In alcuni di questi casi sembra possibile escludere una mediazione greca, come anche nel caso di alcuni rari contenitori pendenti a testa umana o di Acheloo, che dipendono direttamente da modelli ciprioti orientalizzanti.
Parole chiave: tazze a maschera umana, vasi di Bes, prodotti egittizzanti, ceramica etrusco-corinzia,
bucchero.
Masken-Tassen bilden eine Gruppe etruskischer Keramik, die durch rund fünfzig Exemplare in Bucchero und etrusko-korinthischer Ware bekannt ist und während der spätorientalisierenden Periode in Südetrurien und Latium verbreitet war. Die Autoren zeigen, dass diese Vasen auf Besvasen zurückgehen, welche im spätzeitlichen Ägypten hergestellt wurden und ihrerseits eine ältere Tradition fortsetzen. Die Verbreitung ägyptischer Vorbilder ist eine Folge neuerlicher Kontakte zu den Kulturen des Mittelmeerraumes, griechischen wie auch anderen, welche für die saitische 26. Dynastie charakteristisch sind. Produktionsstätten von Masken-Tassen können in Caere für die Exemplare in Bucchero und in Veji für die bemalte Keramik im Umfeld des etrusko-korinthischen 'Rosoni'-kreises lokalisiert werden. Die Tassen gehören zu einer Serie plastisch gestalteter Vasen, die auch Balsamarien in Form eines Affen, eines Widders oder Hirsches umfassen und ihrer Art nach ägyptisierend sind. In einigen Fällen erscheint es möglich, eine griechische Vermittlung der ägyptischen Vorbilder auszuschließen, wie es auch auf ein paar seltene Anhänger in Form eines menschlichen Kopfes oder eines Acheloos zutrifft, welche direkt von orientalisierenden zyprischen Vorbildern abhängen.
Schlagwörter: Masken-Tassen, Besvasen, ägyptisierende Artefakte, etrusko-korinthische Keramik, Bucchero.
* friederike.bubenheimer-erhart@univie.ac.at
* danielemaras@email.com
SCENOGRAFIA DELLA PASSIONE. LA TAVOLA CREMONESE DI SANT’AGATA 1
DI
VALENTINO PACE *
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La tavola di sant’Agata presenta il caso eccezionale di un’opera di gran qualità, per la quale la storiografia non ha tuttavia saputo finora indicare convincenti ascendenze formali. Nel presente saggio si è accolta una data iniziale del XIV secolo, evidenziandosene soprattutto i nessi con la miniatura bolognese di tardo XIII secolo e la Venezia del primo XIV. Soprattutto interessante ne è comunque sia la valenza prefigurativa della Passione di Cristo attraverso la scelta d’immagine del ‘tipo’ doloroso della Vergine, sia pure la messainscena espositiva. Strettamente legata al testo della Legenda aurea del domenicano Jacopo da Varazze, la sequenza della Passione della santa si incardina nel concetto della Presenza dello Spirito santo (Spiritus sancti presentia), ed è espressa con inedita espressione emotiva, condotta con una sapiente ‘regia’ scenica e ‘teatrale’.
Parole chiave: Agiografia dipinta, Pittura devozionale su tavola, Immagini di passione, Pittura fra
Italia gotica e Bisanzio, Iconografia della Pentecoste e di s. Pietro.
The Sant’Agata panel represents an exceptional case of a work of high quality for which, however, scholars have not been able to reach an agreement about its links with a regional school and its precise date. The present article proposes connections with late 13th c. mss. from Bologna and early 14th c. art in Venice. More importantly, it is the ‘religious message’ of this work that stands out in the way it represents the Virgin’s premonition of her son’s Passion and that of St. Agatha. Based on the text by Jacopo da Varazze’s Golden Legend, where the heroic behaviour of the saint is intimately connected with the presence of the Holy Spirit (Spiritus sancti presentia), the extraordinary painter of this panel was able to stage her passion with unprecedented theatrical intensity and emotional force.
Keywords: Painted Hagiography, Devotional Images, ItalianMedieval Painted Panels, Staging the Passion,
Iconography of the Pentecost and of st. Peter.
* vpace@trincoll.it
SUI RITRATTI OSTIENSI CREDUTI DI PLOTINO
DI
FAUSTO ZEVI *
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È noto da cinque esemplari un tipo ritrattistico di intellettuale del III secolo, in cui H.P. L’Orange propose di riconoscere Plotino: l’ipotesi, inizialmente accolta con generale favore, incontra però difficoltà nella circostanza che tre dei cinque ritratti provengono da Ostia, città con cui non risulta Plotino abbia mai avuto rapporti. Si propone qui invece la identificazione con il poeta L. Settimio Nestore di Laranda, celebre al suo tempo e onorato in Asia Minore e a Cipro, e del quale si conoscono iscrizioni pertinenti a statue e busti sia a Roma che a Ostia.
Parole chiave: Plotino, Ostia, L. Settimio Nestore di Laranda, Asia Minore, Cipro.
There are five examples of portraits of a third-century intellectual who the archaeologist H.P. L’Orange identified with Plotinus. This hypothesis was initially favourably accepted, but it is currently dubious and unrealistic, because three of the five portraits come from Ostia, a city which is not Plotinus've ever had intercourse. I propose here instead the identification of the portraits of the poet L. Septimius Nestor of Laranda, famous in his time, and honored in Anatolia and Cyprus, and of which there are statues and busts in both Rome and Ostia.
Keywords: Plotinus, Ostia, L. Septimius Nestor of Laranda, Anatolia, Cyprus.
I DECENNI TRA L’ESILIO IN SARDEGNA DI CALLISTO E QUELLO DI PONZIANO:
I RAPPORTI TRA CRISTIANI E PAGANI E LA RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO NAZIONALE DEL SARDUS PATER PRESSO I METALLA IMPERIALI1
DI
ATTILIO MASTINO*
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In attesa dell’edizione integrale dell’iscrizione del tempio dedicato attorno al 213-217 al Sardus Pater Babai a breve distanza da Metalla sulla strada romana a Tibula Sulcos, nel Sulcis-Iglesiente, per iniziativa del governatore provinciale, si pone il problema della vitalità del culto salutifero pagano, due decenni dopo la prima attestazione dei cristiani di Roma esiliati ad metalla in Sardegna. Le figure del servo responsabile del fallimento della banca di Carpoforo, Callisto (vescovo di Roma alla fine dell’età severiana) e di Ponziano e Ippolito, esiliati nell’età di Massimino il Trace probabilmente nella stessa area, documentano la funzione della Sardegna come terra d’esilio e insula nociva. Il principale problema affrontato è quello delle forme del culto pagano per il dio ‘nazionale’ dei Sardi, conosciuto come Sid Addir Babay dai Cartaginesi, che appare in piena espansione soprattutto grazie al parallelismo col culto imperiale nell’età di Caracalla ammalato, mentre il cristianesimo non risulta ancora adeguatamente radicato nell’isola.
Parole chiave: Callisto, Ponziano, Sardus Pater, Caracalla, Babai.
Waiting for the integral edition of the inscription of the temple devoted around 213-7 to the Sardus Pater Babai not too far from Metalla on the Roman road a Tibula Sulcos, in the Sulcis-Iglesiente, for initiative of the provincial governor, the problem of the vitality of the pagan salutary cult arises two decades after the first attestation of the exiled Christians of Rome to metalla in Sardinia. The servant’s figures responsible of the failure of Carpoforus’s bank, Callistus (bishop of Rome at the end of the severan age) and Pontianus and Hippolitus, exiled in the age of Maximinus probably in the same area, they document the function of Sardinia as earth of exile and insula nociva. The principal faced problem is that of the forms of the pagan cult for the ‘national’ god of the Sardinians, known as Sid Addir Babay from the Carthaginians, that it appears above all in full expansion thanks to the parallelism with the imperial cult in the age of Caracalla’s illness, while Christianity doesn’t adequately result still rooted in the island.
Keywords: Callistus, Pontianus, Sardus Pater, Caracalla, Babai.
SAN MASSIMILIANO DI TEBESSA: UN OBIETTORE DI COSCIENZA
DEI PRIMI SECOLI CRISTIANI? NUOVE RICERCHE1
DI
PAOLO SINISCALCO*
SOCIO CORRISPONDENTE
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La Passio Maximiliani è un breve documento che narra di un giovane obiettore di coscienza il quale nel 295 d.C., a Tebessa nell’Africa proconsolare, dinanzi al proconsole Dione Cassio, si rifiuta di prestare il servizio militare, adducendo due motivi: l’essere cristiano e non potere malefacere. Poiché egli non ha obbedito indevoto animo all’ordine di entrare nell’esercito, il proconsole lo condanna alla decapitazione. L’intento della presente relazione è quello di vagliare le opinioni in particolare di uno studioso irlandese che di recente ha ritenuto, contro le conclusioni della maggior parte degli studiosi fino ai più recenti, che il documento sia un falso composto tra il 384 e il 439 oppure, secondo un’altra ipotesi, tra il 730 e l’839 in ambiente mussulmano. L’esame che ho compiuto, conduce ad affermare che le critiche, qui analiticamente considerate, non sono tali da mettere in forse le conclusioni circa l’autenticità e l’antichità della Passio.
Parole chiave: Culto di Massimiliano, Dione Cassius, temonarius, signaculum, Passio di S. Teagene
di Pario, Passio di S. Teodoro.
The Passion of St. Maximilian is a short text which preserve an account of a military recruit, conscientious objector, who during the consulship of Tuscus and Anullinus (295 d.C.) is brought into the Forum of Tebessa in the province of Africa. He refuses to accept military service because he is christian and cannot do wrong (malefacere). Since he have disloyally scorned to join the army, the proconsul Dion decided to condemn Maximilian to be beheaded. It is purpose of this paper to examine closely the objetions of a Irish scholar, David Woods who, against the opinions of the most scholars, believes the Passion is a late forgery written between 384 and 439 or, according to another supposition, between 730-839, at the time of Muslim Arabs in African lands. The difficulties outlined by David Woods and examined not are so strong and evident. After all we are firmly convinced of autenticity and antiquity of the Passion.
Keywords: Cult of Maximilian, Dion Cassius, temonarius, signaculum, Passion of St. Theagenis of Parium,
Passion of St. Theodore.
LA VILLA DELLA GROTTA A SPERLONGA:1LE NUOVE INDAGINI
DI
FABRIZIO SLAVAZZI *
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La ripresa delle indagini archeologiche nella villa della Grotta a Sperlonga, dal 2013, ha lo scopo dello studio delle strutture architettoniche, per la definizione delle fasi cronologiche e delle funzioni dei numerosi ambienti distribuiti nei diversi edifici. I primi risultati della ricerca hanno portato all’individuazione di due forni alimentari e di alcuni ambienti destinati alla preparazione del cibo. La campagna di nuovi rilievi ha interessato anche le strutture sulla spiaggia, dove si trovavano un quartiere termale e altri ambienti.
Parole chiave: Sperlonga, architettura romana, villa, forno, cucina.
The new archaeological investigations in the « Villa della Grotta » in Sperlonga, from 2013, have the aim of studying the architectural structures, for the definition of the chronological phases and the functions of numerous rooms distributed in the area. The first research results have led to the identification of two food ovens and some rooms also used for food preparation. Also the structures on the beach were recorded and photographed, where there were a bath building and other environments.
Keywords: Sperlonga, Roman architecture, villa, oven, kitchen.2
GLI HYMNOLOGI DI CIBELE A ROMA1
DI
CARLO PAVOLINI*
SOCIO CORRISPONDENTE
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L’articolo prende in considerazione la documentazione epigrafica disponibile a Roma a proposito dei cantori e compositori pagani di inni sacri definiti hymnologi nelle sole tre (forse quattro) dediche funerarie finora note. Vengono analizzate anche le fonti letterarie, che si limitano ad alcuni passi degli scrittori cristiani del III-V secolo. Due delle iscrizioni citate pongono gli hymnologi in relazione con il culto delle divinità anatoliche Cibele e Attis, molto importanti a Roma, e una terza – che non nomina questi dèi – potrebbe essere indirettamente riferita al contesto topografico della Basilica Hilariana, la sede associativa dei dendrophori (fedeli di Attis) sul Celio. Gli hymnologi romani potrebbero quindi aver avuto un legame privilegiato con gli dèi frigi, pur senza essere vincolati in modo esclusivo al loro culto.
Parole chiave: Hymnologi, culti di Cibele e Attis, topografia del Celio, Basilica Hilariana.
The paper considers the epigraphical documentation available in Rome about the pagan singers and composers of sacred hymns called hymnologi in the only three (perhaps four) funerary dedications known hitherto. The analysis includes also the literary sources, limited to some passages of the Christian authors of the IIIIV century. Two of the above-mentioned inscriptions put the hymnologi in connection with the cult of theAnatolic deities Cybele and Attis, very important in Rome, and a third one (without mentioning these gods) could be indirectly referred to the topographic context of the Basilica Hilariana, the associative seat of the dendrophori (followers of Attis) on the Caelian hill. The Roman hymnologi, therefore, could have had a preferential link with the Phrygian gods, even without being tied with their cult in an exclusive way.
Keywords: Hymnologi, cults of Cybele and Attis, topography of the Caelius, Basilica Hilariana.
STORIA E ARCHEOLOGIA DI SANT’ANTIOCO: DAI NURAGHI ALL'ALTO MEDIOEVO
I. SULKY CITTÀ FENICIA IN SARDEGNA1
DI
PIERO BARTOLONI*
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L'antica storia della Sardegna, e quindi anche quella della città di Sulky, è strettamente legata ai vecchi racconti e alle antiche leggende, come del resto lo è quella di tutte le altre regioni del mondo e soprattutto dell'antico Mediterraneo. Purtroppo, per quanto riguarda in modo specifico l'isola, le opere degli antichi scrittori greci e latini risultano particolarmente povere di notizie e queste ultime nella maggior parte dei casi sono legate ad avvenimenti mitici, nei quali il sostrato fenicio è appena percepibile o, addirittura, assente, e quindi sono da considerare per lo più fantasiose e quanto meno imprecise. Ciò perché con ogni probabilità gran parte del mondo greco non aveva una diretta conoscenza della Sardegna e quindi vedeva l'isola come una lontana terra misteriosa e felice mentre il mondo romano, acerrimo nemico di Cartagine, aveva una visione distorta dalla propaganda politica.
Parole chiave: Sardegna, Sulky, Sulci, Fenici, Cartagine.
L’ancienne histoire de l’île de Sardaigne, et donc celle de la ville de Sulky, est strictement liée à celle des autres régions du monde et surtout de l’ancienne Méditerranée. Pour ce qui concerne en particulier l’île de Sardaigne, les sources anciennes sont cryptiques et dans la majorité des occasions sont liées aux événements mythiques, dans lesquels on peut à peine reconnaitre le substrat phénicien. On peut bien les considérer surtout fantastiques et imprécises. Tout ça à cause de la mauvaise connaissance que la plupart du monde grec avait de l’ile de Sardaigne, qui voyait comme terre mystérieuse et heureuse, tandis que le monde romain, ennemi acharné de Carthage, avait une image tordue par la propagande politique.
Mots-clès: Sardaigne, Sulky, Sulci, Phéniciens, Carthage.
II. SANT’ANTIOCO ROMANA1
DI
FRANCESCA CENERINI*
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Dopo un breve excursus sulla storia di Sant’Antioco romana, sulla base delle poche fonti letterarie a disposizione, in questo contributo vengono esaminate le iscrizioni romane rinvenute a Sant’Antioco, conservate nel locale Museo. In particolare, si fa riferimento alla nota base bilingue di Imilcone, alle iscrizioni onorarie rinvenute nell’area del cosiddetto “Cronicario”, vale a dire un’area pubblica della città, all’iscrizione del tempio di Iside e Serapide e alle altre iscrizioni, soprattutto funerarie, che ci permettono di parlare della storiografia delle persone comuni, secondo la nota definizione del professore Giancarlo Susini.
Parole chiave: Storia di Sant'Antioco romana (Sulci); Iscrizioni romane; Storiografia delle persone
comuni.
Dans cet article, après un bref excursus concernent l’histoire de l’île de Sant’Antioco à l’époque romaine on examine les inscriptions romaines retrouvées à Sulcis et conservées dans le Musée du chef-lieu. Dans le particulier, on cite l’inscription bilingue néo-punique et romaine de Himilcon gravée sur la base d’une statue et retrouvée dans le quartier du “Cronicario”, qui à l’époque correspondait à un area publique de la ville romaine. On rappelle l’inscription du temple d’Isis et de Serapis et les autres inscriptions, surtout de caractère funéraire, qui nous permettent de traiter l’historiographie des gens communes, d’après la définition bien connue de Giancarlo Susini.
Mots-clès: Histoire de Sant'Antioco romaine; Inscriptions romaines; Historiographie des gens ordinaires.
III. SULCI IN ETÀ TARDOANTICA E BIZANTINA1
DI
SABRINA CISCI – ROSSANA MARTORELLI*
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Nel contributo le autrici propongono un tentativo di ricostruzione della città di Sulci nella fisionomia assunta nella tarda antichità e nell’alto medioevo, basata sulla rilettura di notizie da vecchi scavi e studi, sui dati dalle recenti indagini e sulle nuove proposte. Si esamina l’assetto topografico dell’area urbana in relazione al presunto percorso del circuito murario e alla dislocazione delle aree suburbane. L’attenzione viene focalizzata sui luoghi simbolo della vita pubblica e sociale dei secoli compresi fra il IV e l’XI, quando nell’antica città giunsero i monaci dell’abbazia di San Vittore di Marsiglia: centri del potere civile e religioso, testimonianze della diffusione del cristianesimo (culti, santuari e monaci). Pur nella frammentarietà dei dati, si può dire che Sulci visse a lungo, come attestano anche i rinvenimenti di cultura materiale sulla terraferma e nei relitti navali affondati lungo le sue coste. Il quadro che emerge presenta aspetti interessanti e
meritevoli di futuri approfondimenti.
Parole chiave: Sulci, archeologia urbana, cristianesimo.
In this paper the authors tried to draw the aspect of the town of Sulci in Late Antiquity and Early Middle Age, basing on some information coming out from old diggings and literature together with data from recent archaeological investigations and new hypothesis. They analyzed the topography of the urban area related to the hypothetical line of the urban walls and the suburban cemeteries. They focused particularly on the sites symbols of the public and social life from the 4th and the 11th Centuries, when the monks of Saint Victor’s Abbey at Marsiglia arrived in the ancient town of Sulci: the main sites of the civil and religious authorities, the evidence of Christian religion (worship, shrines and monks). Even if there are not yet so much archaeological evidence about the post classical period, it is possible to say that Sulci had a long life, as the objects found in archaeological layers and in shipwrecks prove. The results suggest that many interesting aspect should examined in depth in future researches.
Keywords: Sulci, Urban Archaeology, Christianism.
* sabrina.cisci@beniculturali.it; martorel@unica.it
IL SANTUARIO DI CAMPO DELLA FIERA A ORVIETO
I. NUOVI DATI DALLO SCAVO E NUOVE RIFLESSIONI SUI CULTI1
DI
SIMONETTA STOPPONI*
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Le campagne di scavo in località Campo della Fiera, collocata a sud-ovest della città di Orvieto, hanno rivelato un’ininterrotta continuità di frequentazione dal VI sec. a.C. al XIV secolo. Il santuario arcaico è stato identificato con il Fanum Voltumnae, il santuario federale degli Etruschi. Nuove scoperte sono state effettuate nell’ultimo anno, soprattutto nelle zone dei templi A, B, C e della domus romana, che fu trasformata in chiesa. Fra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo venne eretta la pieve di San Pietro in vetere.
Parole chiave: Orvieto, Campo della Fiera, santuario etrusco, templi, domus, chiesa, nuove
scoperte.
Field research at Campo della Fiera, which is located just south-west of the city of Orvieto, has indicated an unbroken occupation of the site from the 6th century BC to the XIV century AD. The archaic sanctuary has been recognised as the Fanum Voltumnae, the Federal Etruscan Sanctuary. In last year new discoveries have been made above all in the areas of the temples A, B, C and in the Roman domus, which was turned into a church. Finally, at the end of the 12 –beginning of the 13th century AD, the new church of San Pietro in vetere was built.
Keywords: Orvieto, Campo della Fiera, Etruscan Sanctuary, temples, domus, church, new discoveries.
* simonetta.stopponi@alice.it
II. ARTISTI E DEVOTI AL FANUM VOLTUMNAE1 *
DI
FRANCESCO RONCALLI*
SOCIO CORRISPONDENTE
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L’autore muove dall’analisi di alcuni reperti emersi dallo scavo del santuario, in particolare di una maschera di Gorgone appartenuta ad una sima frontonale di un edificio sacro e di alcune teste, una bronzea ed altre fittili, databili tra V e IV sec. a.C., in una delle quali si è riconosciuta l’immagine della divinità etrusca titolare del santuario stesso, Velthumna. L’analisi pone in evidenza la coesistenza e il netto divario tra l’altissimo livello artistico testimoniato da parti dell’arredo del santuario, affidato a maestranze verosimilmente esotiche e maturate nel clima delle più aggiornate esperienze classiche, e talune scelte iconologiche devianti esibite dalla produzione più direttamente funzionale alla religiosità indigena: se ne ricavano indizi di scelte politico-religiose di respiro ‘internazionale’, al servizio di una religione in cui la radicata percezione di una numinosità diffusa convive con il culto delle divinità olimpiche.
Parole chiave: Volsinii, Campo della Fiera, Fanum Voltumnae, gorgoneion, bronzetto
Giontella, Vertumno, teste votive, flere.
The author takes some of the most conspicuous recent findings of the excavations in the Etruscan sanctuary at Campo della Fiera, Orvieto, as a starting point for re-examining the complex relation between Greek and Etruscan pantheon and religion, on one hand, and between Greek artistic influence and Etruscan art on the other. More specifically, a terracotta Gorgon’s mask is examined, belonging to a pediment sima of temple A, together with a bronze woman’s head and a series of terracotta heads found in the temenos of the same temple, among which is the one probably representing Velthum(e)na/Vertumnus, the sanctuary’s ( fanum Voltumnae) eponymous god. The research shows the presence on the spot of artists and artisans of the topmost level, most probably summoned from abroad (Attica included) by the local political and religious leaders to embellish Volsinii’s temples and to stress the town’s pan-Etruscan ambitions; at the same time it throws new light on some peculiar traits of the indigenous reaction to the exotic lesson, both on the artistic and on the religious level.
Keywords: Volsinii, Campo della Fiera, Fanum Voltumnae, gorgoneion, Giontella Bronze
Head, Vertumnus, votive heads, flere.
EPIGRAFI DALLA CATACOMBA DI S. GENNARO A NAPOLI. STATUS QUAESTIONIS
E NUOVE ACQUISIZIONI PER L’EDIZIONE NELLE INSCRIPTIONES CHRISTIANAE ITALIAE1
DI
ANTONIO E. FELLE*
SOCIO CORRISPONDENTE
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Il contributo ha come argomento la documentazione epigrafica del maggiore complesso sepolcrale cristiano della Neapolis tardoantica e altomedievale, il cimitero di s. Gennaro a Capodimonte nei suoi due livelli ipogei principali e nelle regioni contigue, tra cui si segnala per particolare importanza la cosiddetta “zona greca”. Dopo una rassegna dei precedenti studi di ambito epigrafico sul complesso, si procede alla presentazione degli esiti della ricerca sui documenti già editi nonché, cosa più importante, dei risultati della ricognizione sistematica in loco, in funzione di una precisa definizione della base documentaria da includere nella edizione per il corpus delle Inscriptiones Christianae Italiae septimo saeculo antiquiores: il termine cronologico anteriore al VII secolo implica l’esclusione di iscrizioni pertinenti all’Alto Medioevo, la cui esistenza conferma la nota lunga durata della frequentazione del complesso ianuariano. Si definisce in tal modo una documentazione complessiva di circa 180 epigrafi, tra cui, a causa della dispersione per il reimpiego dei materiali marmorei prevalgono le iscrizioni ‘non amovibili’, quali quelle dipinte, graffite, musive. La ricognizione ha portato all’individuazione anche di oltre 40 documenti del tutto inediti, tra i quali si segnalano alcuni casi particolarmente meritevoli di attenzione, come la epigrafe dipinta disposta lungo l’attacco della volta della cosiddetta basilica dei vescovi, centro cultuale dell’intero complesso, per la quale si auspica – come per le importanti testimonianze epigrafiche della cosiddetta “zona greca” – un intervento di restauro che ne faciliti la visibilità e la lettura.
Parole chiave: Epigrafia, Cristianesimo antico, catacombe, Napoli, Alto Medioevo.
The paper is focused on the inscriptions pertaining to the largest funerary settlement in Naples during Late Antiquity and Early Middle Ages: the cemetery of S. Gennaro a Capodimonte. After a brief review about the past studies - particularly about the epigraphic domain - the paper presents the results of the current researches by the author that, after considering the past editions, has completed systematic surveys in all the spaces into the complex of s. Gennaro. The aim is to define, precisely, the documentary base for the edition in the Inscriptiones Christianae Italiae septimo saeculo antiquiores (ICI). Indeed, the chronological boundary of the 7th cent. AD leads to exclude some epigraphs from the corpus of the ICI, because we have to assign them better to the Early Middle Age (8th-9th cent.) than to Late Antiquity. However, these inscriptions confirm the attested ‘longue durée’ of the use of the complex. Now we have a corpus of approximately 180 inscriptions: among them, because of the large reuse of marbles, the ‘non-removable’ epigraphs (painted, scratched, mosaics) are considerably prevailing. By the survey, the author found about 40 new inscriptions: among them, the paper presents some example, as the inscription painted along the vault of the so-called “bishops’ basilica”, the focus of the entire complex. About this inscription, as like as about the painted epigraphs of the so-called “Greek region”, now in dangerous state, the paper hopes for their compelling restoration.
Keywords: Epigraphy, Early Christianity, Catacombs, Naples, Early Middle Ages.
EPIGRAFI TRA ROMA E ANZIO: NOTE A MARGINE1
DI
LAURA CHIOFFI*
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L’articolo, composto di due parti distinte, riesamina alcune non nuove iscrizioni di Roma e di Anzio. Nella prima parte la trattazione si concentra sul Foro Transitorio, di cui si ripresenta una frammentaria iscrizione imperiale, CIL VI, 40744, nota già da tempo e ritenuta perduta, di cui si propone una restituzione, che chiama in causa Alessandro Severo ed i restauri da lui condotti nel suddetto foro a seguito della sua riuscita spedizione in Oriente. Si aggiungono alcune brevi riflessioni sia sul testo che venne inciso sull’epistilio del tempio di Minerva, CIL VI, 953; 31213, al momento della inaugurazione della piazza voluta da Nerva; sia sul frammento CIL VI, 40485, pertinente ad una monumentale iscrizione, che potrebbe riferirsi ad una statua della stessa dea Minerva. Successivamente si riesaminano alcuni aspetti dei fasti Antiates, già trattati magistralmente da Attilio Degrassi. In particolare, si avanza l’ipotesi che alla grande tavola, CIL VI, 6638, contenente i fasti ministrorum domus Augustae, possa essere stata pertinente una frammentaria e perduta epigrafe, CIL VI, 6679, che ne avrebbe costituito l’intestazione.
Parole chiave: epigrafi, Roma, Anzio, Foro Transitorio, Alessandro Severo, fasti Antiates, fasti
ministrorum domus Augustae.
Scriptum hoc bipertitum composui.
In primis, de titulis in foro Transitorio in lucem detectis agere volui et magna tabulam marmoream CIL, VI, 40744, cuius pars superior dextera tantum servatur, olim in cloaca fori Transitorii effossam, iam diu pessumdatam et in repositis equitum Maltensium aedium rursus inventam, restitutam dedi. Pertinet, ut opinor, ad imperatorem domus Severianae Alexandrum, qui, Persis devictis, de iis triumphavit et statuas colossas, additis titulis, divis imperatoribus in foro Divi Nervae, quod Transitorium dicitur, locavit. Accedunt inscriptiones duae, ad eundem forum pertinentes, scil. CIL VI, 953; 31213, id est titulus in epistilio aedis Minervae scalptus, quem delineatum dedi, et CIL VI, 40485, nempe fragmentum, quod ad eandem deam fortasse adscribendum mihi videtur. Deinde, de fastis Antiatibus denuo tractavi, et praecipue de fastis ministrorum domus Augustae, de quibus Atilius Degrassi optime disseruit. Ad tabulam illam, scil. CIL VI, 6638, effossam a cardinale Alexandro Albani a. 1711-1712, coniungendum mihi visum est frustulum hodie autem deperditum CIL VI, 6679, nomina duovirum, et magistrorum qui fastos fecerunt, continens.
CRIPTE SEMIANULARI E ALTRI AMBIENTI DEVOZIONALI IPOGEI O SEMIPOGEI
DELLE CHIESE DI ROMA DALL’ETÀ PALEOCRISTIANA AL MEDIOEVO: ASPETTI TIPOLOGICI E CRONOLOGIA
DI
FEDERICO GUIDOBALDI 1*
SOCIO EFFETTIVO
E
ANNA SABBI **
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Gli studi precedenti sulle cripte delle chiese di Roma hanno dedicato un particolare interesse alla tipologia delle semianulari mentre molti altri ipogei, legati anch’essi al culto di santi e martiri, sono stati spesso trattati solo marginalmente. In questo contributo si propone invece una rassegna dell’intero insieme degli ipogei destinati al culto nelle chiese urbane e suburbane, suddivisi in gruppi in funzione delle diverse strutture o di altre caratteristiche. Ad ognuno dei 49 esempi presi in considerazione è stata dedicata una scheda specifica e per ogni gruppo sono riportate alcune considerazioni che vengono poi sviluppate, in unica soluzione, nel capitolo conclusivo. I risultati ottenuti hanno posto in evidenza le diverse funzioni delle cripte semianulari rispetto a quelle a camere singole o multiple, hanno permesso di individuare che gran parte degli esempi è concentrata nella prima metà del IX secolo e nella prima metà del XII ed hanno offerto l’opportunità di approfondire uno degli elementi più caratteristici della cultura artistica romana: la fedeltà ai modelli nati all’interno della propria tradizione e la relativa ostilità all’importazione di altre culture architettoniche.
Parole chiave: Chiese di Roma, cripte, medioevo, culto dei martiri.
Previous studies on the crypts of Roman churches have focused their interest on the annular type, while several other hypogean structures, also connected with the cult of saints and martyrs, have often received only marginal attention. The present paper proposes, instead, a review of all the hypogea found in urban and suburban churches, destined for the cult. These are grouped according to their particular structure or some other characteristic feature. A card has been prepared for each of the 49 examples analysed, and for each group some considerations are put forward, which are further developed, all together, in the final chapter. The results we have arrived at have revealed that the functions of the annular crypts are different from those of the single or multiple chambered ones. They have also revealed that most of the examples fall in the first half of the 9th and the first half of the 12th century, and gave the opportunity to go delve deep into one of the most characteristic elements of the artistic culture of Rome: a trust in the models born within the city’s own tradition and a relative hostility towards imports from other architectural cultures.
Keywords: Churches of Rome, Crypts, Middle Age, Cult of Martyrs.
* f.guidobaldi@gmail.com
THE ‘DISCOVERIES’ OF THE PORTA CAPENA
DI
RONALD T. RIDLEY 1*
SOCIO CORRISPO