I N D I C E
Elenco degli Accademici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . V
Consiglio Accademico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XIII
Verbali delle adunanze pubbliche . . . . . . . . . . . . . . . . . XV
COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE
P. PENSABENE, C. CARLONI, M. VENTURA, P. BARRESI, Nuove scoperte alla Villa di Piazza Armerina: propilei, terme e fornaci
I. P. PENSABENE, La villa del Casale e le conductiones dei latifondi in Sicilia tra V e VII secolo . . . . . . . 3
II. C. CARLONI, M. VENTURA, Il riutilizzo delle terme meridionali presso la Villa del casale di piazza Armerina: sviluppo di un'area produttiva in età medievale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
III. F. PENSABENE, P. BARRESI, Villa del Casale di Piazza Armerina: nuove osservazioni sulla ceramica invetriata medievale dagli scavi Gentili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
G. FILIPPI, P. LIVERANI, Un nuovo frammento della Forma Urbis con il Circus Flaminius . . . . . . . . . . 69
S. ALAURA, Dal testo al contesto. La ricostruzione degli archivi e delle biblioteche cuneiformi della capitale ittita attuša . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . .. . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89
M. GHILARDI, I copisti della Roma Sotterranea nel primo Seicento. Nuovi dati da ricerche d'archivio . 117
L. CAPANNOLO, Una nuova catacomba scoperta nel territorio di Campagnano Romano . . . . . . . . . . . . . 151
M. TORELLI, La servitus etrusca tra storia e archeologia . ... . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 169
M. SANNIBALE, Giovanni Pinza a cento anni dai «Materiali per l'Etnologia Antica Toscano-Laziale» . . 189
F. MUSCOLINO, «Antiqui lapides … conserventur »: epigrafi e altre testimonianze di età romana e altomedievale a Castelseprio (VA) . . .. . . . . . . . .. . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . .. . . . 293
C. CONTI, Ancora un numero rubricato su un fornice del Colosseo: confronto delle fonti sul colore .. . . . 361
L. CAPPUCCINI, L'insediamento etrusco di San Martino al Poggio (Dicomano, FI): alcune considerazioni sull'edificio tripartito . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . .. . . . . . .. . . . . . . . . .. . . . 373
M. DE FINO, Le diocesi rurali nell'Italia tardoantica fra IV e VII sec. .. . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . 391
A. AMBROGI, Due teste-ritratto semilavorate rinvenute nel complesso cimiteriale di Priscilla a Roma . . . . . . . . . . . . . . . . 413
S. PANCIERA, Cvpiennia rivisitata . . .. . . . . . . . .. . . . . . . . .. . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 437
P. ALBERI AUBER, L'altezza dell'Obelisco di Augusto . . . .. . . . . . . . .. . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . 451
COMMEMORAZIONI
F. BISCONTI, E.mo e R.mo Sig. Cardinale Francesco Marchisano (1929-2014). Educazione, cultura, arte, archeologia, conservazione e lavoro . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . .. . . . . . . . .. . . . . . . . .. . . . . 475
G. PISANI SARTORIO, Carlo Buzzetti (1932-2015) (con bibliografia) . . . . . . . . . .. . . . . . . . .. . . 481
F. ZANDER, Eugenia Salza Prina Ricotti (1922-2015) (con bibliografia) .. . . . . . . . .. . . . . . . . . . 487
NUOVE SCOPERTE ALLA
VILLA DI PIAZZA ARMERINA:
GRANAI, TERME E FORNACI
I
LA VILLA DEL CASALE E LE CONDUCTIONES DEI
LATIFONDI IN SICILIA TRA V E VII SECOLO1*
DI
PATRIZIO PENSABENE
SOCIO EFFETTIVO
_____
Con questo articolo vogliamo rendere noti quelle strutture e quegli oggetti che
hanno consentito di riscrivere la storia della Villa nei suoi cambiamenti tra il
tardo antico, quando fu costruita, e il periodo bizantino, quando si trasforma
da residenza di lusso a sede dei conductores del latifondo e dei lavoratori della
terra. Si tratta di un lungo periodo che abbraccia almeno tre secoli, sui quali
finora mancavano molte notizie, proprio per ciò che riguardava la fase bizantina
e alto medievale. Di fatto erano stati ignorati gli strati archeologici relativi, data
la preponderanza assunta dai mosaici. Le scoperte da noi operate di un edificio
termale a sud della villa ci hanno permesso di ripercorrere la storia della villa
con nuovi dati archeologici provenienti da scavi stratigrafici.
Parole chiave: Sicilia, Ville romane, periodo tardo antico, periodo bizantino.
With this article we want to disclose those structures and objects that have allowed to
rewrite the history of the Villa in its changes between late antique when it was built, and
the Byzantine period, when it turns from luxury residence to the seat of the latifundium
conductores and land workers. It is a long period spanning at least three centuries, over
which so far lacked many news, just for what concerned the High Medieval and Byzantine
time. In fact were ignored archaeological layers, given the preponderance assumed by mosaics.
The discoveries made by us of a thermal building south of villa allowed us to trace the
history of villa with new data from archaeological stratigraphic excavations.
Keywords: Sicily, Roman villas, late Roman period, Byzantin period.
*
1 Letta nell’Adunanza pubblica dell’8 maggio 2013.
patrizio.pensabene@uniroma1.it
C. CARLONI, M. VENTURA, P. BARRESI
UN NUOVO FRAMMENTO DELLA FORMA URBIS
CON IL CIRCUS FLAMINIUS*
DI
GIORGIO FILIPPI
E
PAOLO LIVERANI1
SOCIO EFFETTIVO
_____
Un nuovo frammento della pianta marmorea severiana di Roma è venuto alla luce
durante lavori di ristrutturazione in un palazzo della Santa Sede. Il frammento, che
attacca con quello FUR 31ii e completa la didascalia Circus Flaminius, mostra, tra l’altro
un breve tratto del perimetro del Teatro di Marcello. La nuova scoperta permette
una serie di piccole correzioni alla topografia della lastra 31 e consente posizionare
più accuratamente il gruppo di frammenti del teatro di Marcello. Seguono infine
alcune considerazioni sul percorso del trionfo che doveva attraversare il teatro.
Parole chiave: Forma Urbis marmorea, Topografia di Roma antica, Circo Flaminio,
Teatro di Marcello, Trionfo.
A new fragment of the Severan marble plan of Rome came to light during renovation work in a
building of the Holy See. The fragment joins with fragment FUR 31ii, completes the caption Circus
Flaminius and shows – among other new elements – a short section of the perimeter of the Marcellus
Theatre. The new discovery allows a number of little corrections to the topography of the plate
31 of the FUR and to place more accurately the group of fragments of the Marcellus Theatre. As
conclusion some considerations are discussed concerning the path of the Triumph across the Theatre.
Keywords: Severan Marble Plan of Rome, Topography of Ancient Rome, Circus Flaminius,
Marcellus Theatre, Triumph.
*1Letta nell’Adunanza pubblica del 22 maggio 2014.
rep.musei@scv.va
1 Siamo grati a Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente Capitolino, a Francesca De Caprariis,
Susanna Le Pera, Carla Martini, Luca Sasso D’Elia per l’aiuto prezioso e sollecito fornitoci per esaminare
i frammenti della Forma Urbis conservati al Museo della Civiltà Romana, facilitando in ogni
modo possibile la ricomposizione, i rilievi e le fotografie; a Giuseppe Grande per la pianta delle evidenze
monumentali; a Paola Ciancio Rossetto, Marialetizia Buonfiglio e Stefania Pergola che hanno
discusso con noi alcuni punti dell’interpretazione del teatro di Marcello e dei monumenti limitrofi,
ad Alessandra Di Castro e Olga Melasecchi per il loro appoggio offerto in questa ricerca nei locali
seminterrati della Sinagoga; ad Andrea Felice per il calco in gesso del nuovo frammento; ad Ulderico
Santamaria per le analisi diagnostiche del colore; a Danilo Pivato per le riproduzioni fotografiche,
a Massimo Sabatini e Leonardo Di Blasi per la collaborazione nei rilievi e disegni della figura 7c.
DAL TESTO AL CONTESTO.
LA RICOSTRUZIONE DEGLI ARCHIVI
E DELLE BIBLIOTECHE CUNEIFORMI
DELLA CAPITALE ITTITA ATTUŠA1*
DI
SILVIA ALAURA
_____
Nella capitale dell’impero ittita, attuša, presso il villaggio di Boazkale, in Turchia,
gli scavi archeologici hanno messo in luce archivi e biblioteche di tavolette cuneiformi
databili alla seconda metà del II millennio a.C. I testi provengono per lo
più da tre zone della città: il Tempio I nella Città Bassa; due edifici sull’Acropoli;
un edificio noto come ‘Casa sul Pendio’. In particolare, sono qui illustrati i risultati
dello studio dei due edifici sull’Acropoli (Edificio E ed Edificio A), condotto avvalendosi
della combinazione di dati archeologici e filologici. Le notizie sui luoghi e
contesti di ritrovamento delle tavolette rinvenute durante i primi scavi, risalenti al
1906-1907, sono desumibili da documenti d’archivio inediti, conservati a Berlino.
Tale studio interdisciplinare ha permesso di chiarire sia la diversa natura dei due
depositi di testi (archivio personale della famiglia reale e biblioteca palatina), sia
la loro cronologia.
Parole chiave: Archivi, Biblioteche, attuša, Ittiti, Cuneiforme, Bronzo tardo.
In the capital of the Hittite empire, attuša, near the village of Boazkale in Turkey,
archaeological excavations have brought to light archives and libraries of cuneiform tablets
that can be dated to the second half of the 2nd millennium BC. The texts come mainly
from three areas of the city: Temple I in the Lower City, two buildings on the Acropolis,
and a building known as the ‘House on the Slope’. In particular, this paper presents the
results of a study of the two buildings on the Acropolis (Building E and Building A),
which was conducted using a combination of archaeological and philological data. New
information about the find-spots and contexts of the tablets discovered during the first excavations,
dating back to 1906-1907, can be deduced from unpublished archival documents
preserved in Berlin. This interdisciplinary study has made it possible to clarify both the
diverse nature of the two deposits of texts (personal archive of the royal family and palace
library) and their chronology.
Keywords: Archives, Libraries, attuša, Hittite empire, Cuneiform tablets, Late Bronze Age.
* Letta nell’Adunanza pubblica del 12 dicembre 2014.
I COPISTI DELLA ROMA SOTTERRANEA
NEL PRIMO SEICENTO.
NUOVI DATI DA RICERCHE D’ARCHIVIO1
*
DI
MASSIMILIANO GHILARDI
SOCIO CORRISPONDENTE
_____
Spetta a Giovanni Battista de Rossi, dopo una rapida menzione di Marcantonio
Boldetti, il merito di aver individuato l’attività del pittore romano Giovanni Angelo
Santini, detto il Toccafondo, quale copista impiegato da Antonio Bosio per ritrarre
le pitture antiche presenti nelle catacombe romane. Dopo de Rossi, Joseph Wilpert
cercò di chiarire meglio il ruolo del copista romano, che però egli erroneamente
ritenne originario di Siena. Anche Wilpert tuttavia, pur se con maggiori dati rispetto
al de Rossi, non mise esattamente a fuoco la personalità artistica del pittore, che
ritenne non all’altezza del ruolo affidatogli e per il quale ipotizzò che Bosio lo avrebbe
sostituito con un secondo artista, il senese Sante Avanzini, assai più attento e dotato
artisticamente del primo. L’ipotesi del Wilpert, non confortata da alcun dato reale
ma solo da interpretazioni stilistiche condotte su disegni presuntamente attribuibili
al Toccafondo, si consolidò sino a cristallizzarsi negli studi di storia dell’archeologia
cristiana.
Un cospicuo numero di documenti inediti conservati in archivi romani, consente
però ora di delineare un quadro ben differente dell’intera vicenda, permettendoci
di individuare le reali cause della sostituzione del Toccafondo con l’Avanzini e di
tracciare un quadro biografico dei due artisti ben più articolato di quanto sino ad
oggi supposto. L’avvicendamento tra i due, non sarebbe avvenuto – come Wilpert
propose – per ragioni artistiche, ma perché il primo a ridosso dell’anno giubilare
1600 avrebbe gravemente compromesso la propria reputazione con continui furti
di reliquie commessi nei cimiteri nei quali si trovava a ritrarre le figure. I continui
processi e le pene inflitte al pittore romano spinsero Bosio, sempre probabilmente
attraverso i canali oratoriani, a cercare un secondo copista, che individuò presto in
un giovane miniatore proveniente da Siena. Avanzini, alternando il lavoro di copista
a quello di miniatore che gli era proprio, per quasi un trentennio perlustrò i cimiteri
sotterranei di Roma, completando il corpus delle pitture catacombali allora note anche
ridisegnando con attenzione tutte quelle immagini che il collega romano aveva
volontariamente distorto a fini illeciti.
Parole chiave: Catacombe, Giovanni Angelo Santini, Sante Avanzini.
*1 Letta nell’Adunanza pubblica del 18 dicembre 2014.
After a brief mention of the role of Marcantonio Boldetti, the credit for identifying the
activity of the Roman painter Giovanni Angelo Santini, nicknamed Toccafondo, as a copyist
employed by Antonio Bosio to reproduce ancient paintings found in the Roman catacombs,
belongs to Giovanni Battista de Rossi. After de Rossi, Joseph Wilpert sought to clarify the
role of the Roman copyist, who he mistakenly thought came originally from Siena. Even
Wilpert, however, albeit with more data than de Rossi, did not focus the artistic personality
of the painter in sharp relief, and considered him as not being up to the role entrusted to
him. He therefore speculated that Bosio would have replaced him with another artist, Sante
Avanzini of Siena, who was much more attentive and gifted artistically than Santini. This
hypothesis of Wilpert, not backed up by any real data, but only from stylistic interpretations
conducted on designs supposedly attributable to Toccafondo, was nevertheless established
within studies in the history of Christian archaeology.
A large number of unpublished documents preserved in Roman archives, however, allows
us now to outline a very different picture of the whole affair, to identify the real causes
behind the substitution of Toccafondo with Avanzini, and to draw a biographical portrait
of the two artists in greater detail than what was supposed up to now. The transition
between the two would not have happened – as Wilpert proposed – for artistic reasons,
but because the former, at the close of the Jubilee Year of 1600, seriously compromised his
reputation by committing a series of thefts of relics from the cemeteries in which he was
supposed to produce paintings. The ongoing legal trials and punishments inflicted on the
Roman painter pushed Bosio, more likely through oratorian channels, to seek a second
painter, and to identify him in the person of a young miniaturist from Siena. Avanzini,
alternating his work as a copyist with that of a miniaturist for which he was well qualified,
scoured the underground cemeteries of Rome for almost three decades, completing the
corpus of catacomb paintings while also carefully redesigning all the images that his Roman
colleague had willfully distorted for illicit purposes.
Keywords: Catacombs, Giovanni Angelo Santini, Sante Avanzini.
UNA NUOVA CATACOMBA SCOPERTA
NEL TERRITORIO DI CAMPAGNANO ROMANO1*
DI
LICIA CAPANNOLO
_____
Durante alcune ricognizioni effettuate in località Monte Boccette nel territorio
di Campagnano Romano, comune a circa quaranta chilometri da Roma, è stato
scoperto un nuovo complesso cimiteriale cristiano. La catacomba è scavata in un
tufo grigio detto tufo di Baccano, sulla sommità di un piccolo poggio. Questa è
costituita da tre gallerie principali G1-G2-G3, convergenti verso un vestibolo d’ingresso,
posto sul crinale della collina e raccordate da due diramazioni secondarie, G4
e G5. Le pareti sono caratterizzati da quattro ordini di loculi sovrapposti, disposti
su pile verticali e separati da diaframmi di tufo di medio spessore e da arcosoli.
Lo sviluppo del cimitero trova specifici confronti con alcuni cimiteri dell’Etruria
Meridionale come S. Savinilla a Nepi, Ss. Gratiliano e Felicissimo a Falerii Novi,
S. Giovenale a Sutri e S. Teodora a Rignano Flaminio, monumenti tutti assegnabili
al IV secolo d.C., epoca in cui si colloca anche la nuova catacomba, che doveva
essere al servizio delle comunità rurali esistenti nelle vicinanze.
Parole chiave: Campagnano, Monte Boccette, Baccano, Formello, ager Veientanus,
catacomba.
It was discovered a new Christian cemetery during some surveys carried out in the area called
Monte Boccette, in the territory of Campagnano Romano, a town about 40 km from Rome.
The catacomb is excavated in a gray tufa called Baccano, on the top of a small hill. The
structure of the monument consists of three main galleries G1-G2-G3, converging towards
an entrance vestibule, on the ridge of the hill and connected by two branches: G4 and G5.
The walls of tufa are characterized by at least four orders of loculi overlapped, arranged in
vertical stacks and separated by diaphragms tuff of medium thickness and arcosolia. The
development of the cemetery is specific comparisons with some of South Etruria cemeteries
like S. Savinilla in Nepi, Ss. Gratiliano and Felicissima to Falerii Novi, S. Giovenale in
Sutri and S. Teodora in Rignano Flaminio, monuments, all assignable to the fourth century
a.D., a time when it also places the new catacomb that had to be at the service of rural
communities existing nearby.
Keywords: Campagnano, Monte Boccette, Baccano, Formello, ager Veientanus, catacomb.
* Letta nell’Adunanza pubblica del 18 dicembre 2014.
LA SERVITUS ETRUSCA
TRA STORIA E ARCHEOLOGIA1*
DI
MARIO TORELLI
_____
Viene riconsiderata la descrizione della rivolta dei servi di Volsinii del 265 a.C., nella
presentazione che ne fa Zonara (VIII, 7). Dalle poche righe di questa epitome, la più
articolata descrizione dello statuto della servitus etrusca trasmessaci dalle fonti, si ricava
che il processo di liberazione di questi dipendenti, collocati da secoli nella condizione
di metaxu eleutheron kai doulon, si è svolto lungo un periodo non breve, iniziato con la
concessione di autonomia finanziaria di loro santuari, cui avrebbero fatto seguito la
ammissione nella milizia e, grazie alle molte loro prestazioni militari, la concessione
delle libertà civili e l’accesso alle magistrature. La grande trasformazione della fine
del V secolo a.C. del santuario di Gravisca, gestito sin dalla fondazione interamente
da servi etruschi e schiavi greci, come testimoniato da numerose iscrizioni, offre un
importante punto di partenza cronologico del processo di liberazione dei servi tarquiniesi
secondo la descrizione di Zonara. Così si è svolto a Tarquinia. La conclusione è
della metà del IV secolo a.C., quando una imponente ricolonizzazione del territorio
e la fondazione di oltre dieci città costituiscono la prova evidente di massicce distribuzioni
di terre agli antichi servi e dell’ingresso sulla scena della schiavitù classica.
Parole chiave: servitus, Zonara, Volsinii, oikétai, ius connubi, ius honorum, ius suffragi, Tarquinia,
iscrizioni di servi a Gravisca, Naucrati, produzione in santuari, emporion, asylia,
Ghiaccio Forte.
This paper aims at establishing the real status of the Etruscan serfs, generally considered a case
of the category described by Pollux as metaxu eleutheron kai doulon and for this analyzes
our best ancient source, the well known passage of Zonaras (VIII, 7) concerning the revolt of
Volsinian servi in 265 BC. The text explains that their enfranchisement was reached at the
end of a process lasted a considerable time span, starting from the concession of a financial
autonomy of their sanctuaries, followed by the military service, of which their lords made a large
use. Their service in the army induced them to ask for freedom, which they finally obtained,
together with all the civil rights, including the possibility of being elected as magistrates and to
enter the senate. A precious chronological indication of the beginning of the process of enfranchisement
as carried out at Tarquinia is offered by the impressive reconstruction at the end of 5th
century BC of the sanctuary at Gravisca. Several inscriptions witness that, from its foundation
in 590 BC, this important cult place was run by Etruscan serfs and Greek slaves and can be
almost certainly identified as one the sanctuaries, which, according to Zonaras, was given the
financial autonomy, which appears to be concluded around the middle of the 4th century BC
with an impressive land colonization of the vast territory and the foundation of more than ten
cities, clear proof of the end of the servitus and the beginning of the classical slavery.
Keywords: servitus, Zonara, Volsinii, oikétai, ius connubi, ius honorum, ius suffragi, Tarquinia,
Gravisca, Naucrati, emporion, asylia, Ghiaccio Forte.
* Letta nell’Adunanza pubblica del 29 gennaio 2015.
GIOVANNI PINZA A CENTO ANNI DAI “MATERIALI
PER LA ETNOLOGIA ANTICA TOSCANO-LAZIALE”1*
DI
MAURIZIO SANNIBALE
SOCIO CORRISPONDENTE
_____
Concepito inizialmente come catalogo del Museo Gregoriano Etrusco e pubblicato
un secolo fa, il volume di Giovanni Pinza racchiude un peculiare percorso intellettuale
che collega la protostoria etrusco-laziale e l’Orientalizzante etrusco alle dinamiche
culturali dell’intero bacino del Mediterraneo, a partire dall’Età del Bronzo.
In questa che sarà anche la prima monografia sulla Tomba Regolini-Galassi nel
XX secolo, l’autore presenta una rivisitazione della tomba ceretana, alla luce delle
sue ricerche sui documenti e sul terreno, affrontando alcuni grandi temi correlati,
da quello delle origini alla definizione dei caratteri propri dell’arte e della civiltà
degli Etruschi. Tra brillanti intuizioni e interpretazioni soggettive, il lavoro di Pinza
conclude la stagione degli studi ottocenteschi, coniugando la scuola paletnologica
italiana e l’archeologia omerica di Helbig, oltre ad anticipare temi e impostazioni
che conosceranno nuovi e futuri sviluppi, sui quali graverà anche il condizionamento
delle impostazioni ideologiche tra le due guerre. La lettura retrospettiva di questo
lavoro pionieristico sulle relazioni tra mondo egeo, Vicino Oriente ed Egitto, considera
le novità emerse sulla Tomba Regolini-Galassi e i nuovi indirizzi di ricerca.
Parole chiave: Tomba Regolini-Galassi, Museo Gregoriano Etrusco, Giovanni Pinza, civiltà
etrusca, gioielli, epigrafia etrusca, Orientalizzante, protostoria dell’Etruria e del Lazio,
relazioni tra culture, civiltà del Mediterraneo antico, paletnologia, storia dell’archeologia.
Initially conceived as the catalogue for the Gregorian Etruscan Museum and published a
century ago, the volume by Giovanni Pinza reflects a particular intellectual development
that links the proto-history of Etruria-Latium and Etruscan Orientalizing to the cultural
dynamics of the entire Mediterranean basin from the Bronze Age onwards. In what would
also be the first 20th century monographic study on the Regolini-Galassi Tomb, the author
presents a new study of the tomb in Cerveteri in the light of both his documentary research
and his field activity. He examines some of the major themes relating to the tomb, from the
origins to a definition of the specific characteristics of the art and culture of the Etruscans.
With inspired intuition and subjective interpretations, Pinza’s work concludes the period of
19th century studies, combining Italian palethnology with the Homeric archaeology of Helbig,
and foreseeing topics and approaches that would see further developments and which would
also be conditioned by ideological stances in the period between the two World Wars. A
re-reading today of this pioneering work on relations between the Aegean world, the Near
East and Egypt, takes into account the more recent information that has emerged concerning
the Regolini-Galassi Tomb and the results from new areas of research.
Keywords: Regolini-Galassi Tomb, Gregorian Etruscan Museum, Giovanni Pinza, Etruscan
civilization, jewelry, Etruscan epigraphy, Orientalizing, the protohistory of Etruria and Latium,
relation between cultures, civilizations of the ancient Mediterranean, palethnology, the history
of archaeology.1
1 Traduzione in Inglese di Penelope-Jane Watson.
* Letta nell’Adunanza pubblica del 17 marzo 2015
aei.musei@scv.va
« ANTIQUI LAPIDES … CONSERVENTUR »:
EPIGRAFI E ALTRE TESTIMONIANZE DI ETÀ ROMANA
E ALTOMEDIEVALE A CASTELSEPRIO (VA)*
DI
FRANCESCO MUSCOLINO
_____
L’insediamento fortificato di Castelseprio, sorto tra IV e V secolo in una posizione
strategica a controllo della valle del fiume Olona, è distrutto nel 1287 da Ottone Visconti.
Dopo la distruzione del Castrum, e fino alla scoperta degli straordinari affreschi
altomedievali di Santa Maria foris portas nel 1944 – cui è soprattutto legata la fama
di Castelseprio – la memoria dell’importanza dell’insediamento è tramandata, oltre
che dalle rovine e dagli edifici religiosi (risparmiati da Ottone Visconti, ma anch’essi
destinati a trasformarsi quasi tutti in ruderi), soprattutto dalle iscrizioni, reimpiegate
nelle murature o rinvenute nel corso di demolizioni e scavi, e oggetto di studio sin
dalla prima età umanistica. Lo studio costituisce un primo tentativo di presentare,
nel suo complesso, l’ingente materiale epigrafico (quasi cinquanta iscrizioni), e anche
alcuni esempi più significativi del materiale scultoreo e architettonico restituito dal
sito, con particolare attenzione alle fasi della prima e media età imperiale, più evanescenti
delle successive perché non oggetto, finora, di studi specifici.
Parole chiave: Castelseprio, iscrizioni, elementi architettonici e scultorei.
The fortified settlement of Castelseprio, built between the 4th and the 5th century in a strategic
location commanding over the Olona river valley, was razed in 1287 by Ottone Visconti. After the
destruction of the Castrum, and until the discovery of the extraordinary early-mediaeval frescoes
of Santa Maria foris portas in 1944 – to which the celebrity of Castelseprio is especially connected
– the memory of the importance of the settlement is transmitted, beside the remains and the
religious buildings (spared by Ottone Visconti, but equally almost all of them destined to become
ruins), above all by the inscriptions, reemployed in the masonry or found during demolitions and
excavations, and studied from the beginning of the humanistic age. The study is a first attempt
to present, in its entirety, the huge quantity of inscriptions (almost fifty), and also some more significant
specimens of the sculptural and architectural material found in the site, with particular
attention to the phases of the early and middle imperial age, more evanescent than the successive
ones because until now not interested by specific studies.
Keywords: Castelseprio, inscriptions, sculptural and architectural material.
* Letta nell’Adunanza pubblica del 17 marzo 2015.
francesco.muscolino@beniculturali.it
ANCORA UN NUMERO RUBRICATO
SU UN FORNICE DEL COLOSSEO:
CONFRONTO DELLE FONTI SUL COLORE1*
DI
CINZIA CONTI
_____
All’inizio dell’anno, sotto un cospicuo deposito di polvere sono riapparse tracce
di rubrica sul numero XXXVIIII, che è inciso sull’archivolto del fornice. Più recentemente
all’inizio di marzo altre tracce sui numeri XXXIIII, XXXV, XXXVI,
XXXVII. Già nel 2000 avevamo fatto un’analoga scoperta sul fornice LIII, durante
il restauro pilota del prospetto dell’Anfiteatro Flavio. Questi ritrovamenti sono
eccezionali, per la natura effimera della rubricatura; essi testimoniano l’accuratezza
delle procedure di restauro e la buona resistenza del Colosseo nonostante l’offesa
del traffico. La rubricatura è composta semplicemente di terra rossa, senza colla
né calce: questo è il risultato delle analisi condotte dall’Università “Sapienza” di
Roma. L’uso dell’argilla rossa sia per evidenziare le epigrafi che per la posa in
opera dei blocchi in travertino, corrisponde alla tradizione registrata da Renée Ginouvès
e Roland Martin nel Dictionnaire méthodique de l’architecture grecque et romaine.
Parole chiave: minio, ocra, rubric, rubricatura sanguigna, sil, sinopis.
Another numeral with red paint on a fornix of the Colosseum: A comparison of sources
on colours. At the beginning of the year, under a large deposit of dust, traces of red ochre
reappeared on number XXXVIIII, which is engraved on the archivolt of a fornix. More
recently, in early March, other traces were found on numbers XXXIIII, XXXV, XXXVI,
and XXXVII. Already in 2000, we had made a similar discovery on fornix LIII, during
the pilot project on the facade of the Flavian Amphitheatre. These findings are exceptional,
given the ephemeral nature of rubrication. They are proof of the care and precision of the
restoration procedures and the Colosseum’s resistance against the onslaught of traffic.
The red paint is simply made from clay, and contains no glue or lime. This is the result of
the analysis conducted by the “Sapienza” University of Rome. The use of red clay both to
highlight the epigraphs and for the laying of the blocks of travertine, confirms the tradition
recorded by Renée Ginouvès and Roland Martin in the Dictionanaire méthodique de
l’architecture grecque et romaine.
Keywords: red lead, ochre, rubríca, rubrication, sanguine, sil, sinopis.
* Letto nell’Adunanza pubblica del 17 marzo 2015
L’INSEDIAMENTO ETRUSCO
DI SAN MARTINO A POGGIO (DICOMANO, FI):
ALCUNE CONSIDERAZIONI
SULL’EDIFICIO TRIPARTITO1*
DI
LUCA CAPPUCCINI2**
_____
Il grande monumento di San Martino a Poggio in Mugello (Dicomano, FI) è stato
oggetto di nuovi scavi archeologici che hanno completamente rimosso i riempimenti
dei tre «vani» e hanno portato alla luce alcune strutture di epoca precedente. Ciò nonostante,
non sono state ancora chiarite la natura dell’edificio e il suo aspetto originario,
a lungo giudicato una fortezza etrusca di epoca ellenistica (III sec. a.C.). L’analisi di
alcuni aspetti tecnici e costruttivi e alcune considerazioni relative alla stratigrafia dell’elevato
possono rappresentare ulteriori contributi per una nuova lettura del monumento.
Parole chiave: Etruschi, Frascole, architettura, podio.
The new archaeological excavations carried on at the great monument of San Martino a Poggio in
Mugello (Dicomano, FI) have removed the fills of the three «rooms» bringing to light the remains
of more ancient structures. Nevertheless, the new investigations did not explain the nature of the
building and its original appearance, long time considered as Etruscan fortress of Hellenistic period
(third century B.C.). The analysis of the construction and some considerations on the building’s
stratigraphy want to be an additional contribution to a new reading of the monument.
Keywords: Etruscan, Frascole, architettura, podio.
* Letta nell’Adunanza pubblica del 30 aprile 2015.
luca.cappuccini@unifi.it
**+ Oltre a Piero Bruni, Laura Paoli e Luca Fedeli, un particolare ringraziamento va ad Adriano
Maggiani per l’interesse e le discussioni su questo argomento.
LE DIOCESI RURALI DELL’ITALIA TARDOANTICA
FRA IV E VII SEC.1*
DI
MARIAGRAZIA DE FINO
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Nell’Italia tardoantica si assiste al sorgere di sedi vescovili in agglomerati secondari, privi di
autonomia amministrativa (fig. 1). Si tratta di vici e mansiones/mutationes lungo gli itinerari
stradali e per questo definiti ‘diocesi rurali’ nella letteratura scientifica di fine ‘800 e inizi
‘900 (Duchesne e Grisar). Da allora tale definizione è invalsa negli studi come pure il
pregiudizio di trovarsi di fronte a oscuri luoghi di campagna, in povere contrade deserte.
Pertanto le sedi rurali, generalmente caratterizzate da una breve durata, sono sempre
state considerate un fenomeno marginale, mera comparsa nella storia del cristianesimo
antico, tanto che non sono divenute oggetto di studi sistematici in anni recenti.
L’indagine condotta su tutto il territorio della diocesis Italiciana mostra al contrario che il
numero delle sedi rurali è meno esiguo di quanto si pensi e che alcune di queste diocesi
sorsero in luoghi che erano stati centri amministrativi delle proprietà del Principe nella
prima e media età imperiale (Lorium, Subaugusta, Albanum, Centum Cellae, ad Quintanas,
saltus Carminianensis e Vicohabentia); centri amministrativi che in alcuni fortunati casi, come
Carmeianum e Cissa, risultano menzionati in età tardoantica nella Notitia Dignitatum Occidentis.
La funzione di fulcro amministrativo e/o la presenza di stazioni di posta innescarono processi
di addensamento demico e dinamiche economiche che evidentemente ‘giustificavano’
la presenza di un vescovo, espressione di una comunità cristiana matura ed organizzata.
Per le diocesi vicino Roma, a questi fattori va aggiunto un ulteriore elemento rappresentato
dalla presenza di culti martiriali come quello di S. Senatore ad Albano, di S. Zotico presso
la stazione di posta ad Quintanas, di S. Basilide a Lorium e delle SS. Rufina e Seconda
a Silva Candida. Ma la presenza del vescovo non fu un elemento ‘poleogenetico’, come
si è spesso sostenuto, perché da sola non bastò a garantire la sopravvivenza del sito.
Parole chiave: Diocesi rurali, agglomerati secondari, centri minori, proprietà imperiali,
centri amministravi delle proprietà imperiali, stazioni di posta, basiliche
martiriali suburbane, cristianizzazione delle campagne, città e territorio, declino e
scomparsa, sopravvivenza e trasformazione della città romana.
* Letta nell’Adunanza pubblica del 30 aprile 2015.
Desidero esprimere il mio sentito ringraziamento per l’invito a Marco Buonocore, Paolo
Liverani e Vincenzo Fiocchi Nicolai, cui va anche la mia gratitudine per i suoi contributi scientifici,
che hanno ispirato questo progetto di ricerca. Sono sinceramente grata a Carlo Carletti per
l’attenzione rivolta al mio lavoro e per gli stimoli e il confronto costanti.
In Italy during Late Antiquity, it’s possible to observe the growing number of bishoprics in